venerdì 29 maggio 2020

Domenica, 31 maggio 2020 - Pentecoste (A)







Ricordiamo che in questo periodo, per partecipare alle celebrazioni, è necessario indossare la mascherina di protezione individuale.


Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi e il commento alle letture odierne..
Dal Vangelo secondo Matteo (Gv 20,12-23)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Il commento di Silvano Scarpat
Degli anni di insegnamento ricordo con nostalgia la familiarità che veniva a crearsi: nelle aule e nei corridoi, a ricreazione e nelle gite, a volte anche fuori scuola. Loro mi leggevano negli occhi, meglio di quanto sapessi fare io; mi parlavano con franchezza. Alle superiori poi ho scoperto quanto i ragazzi e le ragazze fossero fragili: “da consumatori a consumati”, ha scritto Anna nella sua tesina: “Il piccolo principe cominciava ad addormentarsi, io lo presi tra le braccia e mi rimisi in cammino. Ero commosso. Mi sembrava di portare un fragile tesoro. Mi sembrava pure che non ci fosse nulla di più fragile sulla terra”. Nei mesi appena trascorsi abbiamo sperimentato quanto valga essere accuditi, sostenuti, consolati.
Nel racconto della Pentecoste –  Atti degli Apostoli – le persone raccolte a Gerusalemme per la festa, venute da ogni regione , ricevono una parola buona “ciascuno nel dialetto proprio nel quale era nato”, una parola da cuore a cuore. Lo Spirito viene donato ai discepoli “in lingue come di fuoco che si posano su ognuno singolarmente. E' l'altro Protettore –  Consolatore,  Soccorritore - , la Promessa, il Dono, lo Spirito di Gesù: vento, alito, soffio. Non ha nome proprio. Non ha nulla di suo da rivendicare o proporre. Aiuterà a ricordare tutte le parole dette da Gesù, darà la visione chiara di tutto ciò che significa e contiene la rivelazione portata da Gesù. Questa è la missione e la vera grandezza della Chiesa: entrare sempre più nella profondità delle parole del suo Signore.
A coloro a cui perdonerete le colpe, saranno perdonate” (Gv. 20, 19-23): è il primo dei doni dello Spirito. Non si tratta tanto di ricordare agli uomini le loro colpe, quanto di fare in modo che se ne liberino, così da poter riprendere a vivere con dignità e speranza: “Se non c'è Dio, non c'è nessuno che possa perdonarmi” (Benedetto XVI). La Chiesa Ortodossa ricorda a Pentecoste che “anche la disperazione infernale è ferita da una speranza” (Paul Evdokimov, Teologia della Bellezza, pag. 389).

Nella Chiesa ciascuno ha un suo dono d'amore, “una manifestazione particolare dello Spirito” - scrive San Paolo ai cristiani di Corinto -. Anche questo ho imparato a scuola: ognuno ha innumerevoli doni, qualità, risorse, capacità, doti – la parabola dei talenti  viene capita male! -; ognuno ha un suo ruolo e tutto quello che gli serve per il proprio bene e per il bene di tutti. C'è anche una via migliore, come ha scoperto la piccola Teresa di Lisieux: “Compresi che la Chiesa ha un corpo composto da varie membra, ma compresi che ha anche un cuore. La mia vocazione è l'amore. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'Amore”. E' questo un altro nome dello Spirito, che “è disceso sulla terra e non è più risalito” (David Maria Turoldo).
Anima mia, benedici il Signore, quanto grande sei Tu, mio Dio!
Mandi il tuo Spirito e torna nuova la faccia del mondo.
Il Signore gode per sempre della sua creazione.
Finché io viva, canterò il suo Nome,
darò canti al mio Dio finché avrò vita:
gli sia dolce il mio immaginare come a me grato è stargli vicino.
Anima mia, benedici il Signore”
(Salmo 104 – liturgia di Pentecoste).


Sante Messe dall’ 1 giugno al 7 giugno


A  BUDOIA

MERCOLEDÌ
9,30 S. Messa


DOMENICA
11,00 S. Messa  

AVVISO : a causa di un guasto meccanico, non è possibile suonare le campane per un periodo di circa 20 giorni



A  DARDAGO

MARTEDÌ 
18,00 –  S. Messa

 SABATO
18,00 –  Def.ti Mazzariol Gildo, Angela e Santa.



A  SANTA LUCIA

 GIOVEDÌ
18,00 – S. Messa

DOMENICA
10,00 –  Def. Anna Besa

OFFERTE:  NN € 80,    NN € 80  per Missione in Equador       

venerdì 22 maggio 2020

Domenica, 24 maggio 2020 - Ascensione (A)








Sono riprese le celebrazioni delle Sante Messe con la presenza dei fedeli.
Per partecipare alla celebrazione è necessario indossare la mascherina di protezione individuale.


Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi e il commento che ci aiuta alla sua comprensione.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,12-20)

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».


Pietro Perugino. L'Ascensione (1500 ca). Lione
Sempre è da rifare la mappa della primavera
(di Silvano Scarpat)

Ai suoi Gesù aveva detto, nel discorso dell'Ultima Cena:”è in arrivo il dirigente del mondo (il diavolo). Non che lui possa fare qualcosa a mio danno, ma il mondo deve conoscere che Io amo il Padre e agisco come il Padre mi ha ordinato di agire” (Gv 14,30s). E poi, sulla strada verso il monte degli ulivi: “Per tutti voi stanotte io sarò motivo di inciampo. C'è in fatti un passo della Scrittura che dice:  'colpirò il pastore e così andranno disperse le pecore che formano il gregge'.

Ma dopo che mi sarò ridestato dai morti andrò ad aspettarvi in Galilea” (Mt. 26,31s).


La Galilea è il luogo del “primo amore”, dove Gesù e i discepoli avevano condiviso il pane nella casa di Simone e nella casa di Matteo, l'esattore delle tasse.

La Galilea è la montagna delle Beatitudini.
Si ricomincia da lì: “Gli undici discepoli si mossero per andare in Galilea, secondo gli ordini dati da Gesù” (Mt. 28, 16-20)

La Galilea è terra di confine, di popolazione mista, ebrei ed altre nazionalità. Da lì si parte avendo come destinazione il mondo intero, “per immergere le persone nell'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Al centro del racconto dell'Ascensione, inizio degli Atti degli Apostoli, c'è l'immagine di una nuvola, luogo e simbolo della presenza di Dio che accoglie e riceve il Figlio: “una nube lo sottrasse ai loro occhi”. E' la nube che fece strada ad Israele nell'uscita dall'Egitto e nell'esodo da Babilonia. “Tu sei in mezzo a noi, Signore, e noi siamo chiamati con il tuo nome: non abbandonarci, Signore, Dio nostro” : così preghiamo alla sera del venerdì, a compieta, con le parole del profeta Geremia. “Io sono con voi tutti i giorni per portare questo mondo al suo compimento”, così chiude il Vangelo secondo Matteo.

Nel nuovo messale una bella preghiera riprende il pensiero dei Padri: “esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a Te”. Con il corpo del Signore risorto un frammento di umanità è entrato in Dio in modo irreversibile, un' ancora gettata in Dio. Pegno che “sulla terra mai verrà meno la fede, non vacillerà la speranza, l'amore non intiepidirà”.

In questi giorni, con Mattia Pizzol, di seconda media, riascoltavo al telefono la fiaba “Il piccolo principe”, come compito per casa: “ora mi sono un po' consolato. So che è ritornato nel suo pianeta, perché al levar del giorno non ho ritrovato il suo corpo. Non era un corpo molto pesante... e mi piace la notte ascoltare le stelle”.
A Mattia sono piaciute soprattutto le ultime righe: “Guardate con attenzione questo paesaggio. E se vi capita di passare di là, fermatevi un momento sotto le stelle!...indovinerete subito che è lui. Ebbene, siate gentili: scrivetemi subito che è tornato”.
 Sante Messe dal 25 al  31 maggio

A  BUDOIA

MERCOLEDÌ
9,30 S. Messa

VENERDÌ      (ore 17,45 – Santo Rosario)
18,00 D.ta Del Maschio Antonietta

DOMENICA – Solennità di Pentecoste
11,00 S. Messa  

OFFERTE:  € 100  mem. Del Maschio Antonietta  dalle nipoti


A  DARDAGO

MARTEDÌ      (ore 17,45 – Santo Rosario)
18,00 –  S. Messa 

 SABATO - Solennità di Pentecoste
18,00 - D.ti Zambon Camillo e Lidia

 OFFERTE: NN € 200, NN € 40


A  SANTA LUCIA

 GIOVEDÌ  (ore 17,45 – Santo Rosario)
18,00 – S. Messa

DOMENICA - Solennità di Pentecoste
10,00 –  S. Messa. Ann. Busetti Paolo, Colussi Mario e Franca

OFFERTE:  € 250  mem. Fort Angelo  dagli amici
                      € 300  mem. Besa Emanuela  

venerdì 15 maggio 2020

Domenica, 17 maggio 2020 - VI di Pasqua (A)




Lunedì 18 maggio: riprendono le celebrazioni delle Sante Messe con la presenza dei fedeli.
Per partecipare alla celebrazione è necessario indossare la mascherina di protezione individuale.


Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi e il commento che ci aiuta alla sua comprensione.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 15-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi
ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

La domanda di Giuda, l'onorato  (di Silvano Scarpat)
Una volta per tutte Gesù è morto in riferimento alle colpe  - insieme a lui anche le colpe sono morte -, Lui giusto a favore degli ingiusti, per ricondurvi a Dio” scrive Pietro nella sua lettera. “Ora Egli vive nello Spirito” (prima lettera di Pietro 3,18). E' la buona notizia che ha scosso il mondo e ha portato la gioia - “E vi fu grande gioia in quella città” (Atti degli Apostoli 8,8) – ma che ora rischia di lasciarci indifferenti: sembra che abbiamo sempre qualcosa di più importante a cui pensare.
Gesù, nel dialogo dell'Ultima Cena chiede di tener l'occhio fisso ai suoi comandi, alle sue parole (“Adorate Gesù, nell'intimo di voi stessi, come Signore”) (I Pietro 3,15). “Allora vi sarà donato un altro Protettore, che sarà con voi  per sempre”: è lo Spirito Santo, la forza d'amore che unisce il Padre e
il Figlio, donato ora ai discepoli.
Quando si celebra la Cresima, ci si rende conto tangibilmente che avviene qualcosa di grande. Poi i ragazzi spesso se ne vanno per le loro strade, resi liberi da questo nuovo dono: “Non siamo padroni della vostra fede, siamo i collaboratori della vostra gioia”. Quanto più un dono è prezioso, tanto più la sua bellezza si rivela con il tempo. Anche i genitori – e i nonni – nell'accompagnare i ragazzi avvertono che i figli vengono anche perché possiamo rivivere tutto con i loro occhi.
 Tutto è nella logica del dono. Il Padre ha creato il mondo per far conoscere il proprio figlio. Al figlio Gesù ha donato degli amici e ad essi è stato dato un comando: “Affinché vi amiate l'un l'altro come io vi ho amati”, allargando senza confini questo amore a ogni creatura – più che un comando è un dono che uno scopre dentro di sé gioiosamente -; e un altro Protettore che starà con loro, con noi e in noi, per sempre, perché possiamo comprendere e mettere in pratica le parole di Gesù e accogliere la presenza del Padre e del Figlio.
Verso la fine del discorso interviene l' Apostolo Giuda: il suo nome è uno dei più belli della storia ebraica, quello del capostipite della tribù a cui anche Gesù appartiene; significa “lodato, onorato”; siede accanto ad un posto vuoto, quello dell'altro Giuda uscito nella notte. E' talmente conquistato dalle parole di Gesù che gli chiede: “Signore, per quale motivo devi renderti visibile a noi e non al mondo?
La presenza di Gesù non si impone: Egli si affida a noi che gli facciamo spazio e lo accogliamo ad occhi chiusi. “La
rivoluzione passa da persona a persona, da cuore a cuore.  E sento, quando guardo verso le stelle, che siamo figli della Vita” (Joan Baez, Saresti imbarazzato se ti dicessi che ti amo?).
Si affida a noi, non intende cambiare.

Sante Messe dal 18 al  24 maggio

A  BUDOIA

MERCOLEDÌ
9,30 S. Messa

VENERDÌ
18,00 S. Messa

DOMENICA – Ascensione del Signore
11,00 Def. Del Maschio Florindo
  
       
A  DARDAGO

MARTEDÌ
18,00 –  Def.ti Zambon Luigi Marin, Zambon Pietro Biso
              ordinata dai coscritti 1949



 SABATO - Ascensione del Signore
18,00  - D.ta Parmesan Maria  ved. Zambon
       
 OFFERTE: NN 10,   NN 30      


A  SANTA LUCIA

 GIOVEDÌ
18,00 – S. Messa

DOMENICA - Ascensione del Signore
10,00 -  S. Messa.


venerdì 8 maggio 2020

Domenica, 10 maggio 2020 - V di Pasqua (A)






Continuano le misure per contrastare il “coronavirus”.

I fedeli non possono partecipare alle S. Messe.  Nel rispetto delle regole imposte dall'emergenza possiamo pregare nelle nostre case, piccole chiese domestiche.

Per chi ha fede,  il silenzio, la preghiera in famiglia, la penitenza e le opere di carità sono già un antidoto ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'odio, del pensare solo a se stessi, frutti di satana, spirito del male.

In questo mese di maggio, anche su indicazione del Papa, siamo invitati tutti a recitare il S. Rosario. Don Vito Pegolo

Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi e il commento che ci aiuta alla sua comprensione.

Vangelo: Gv 14,1-12
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore.
Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».

Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre»

Tommaso e Filippo, la strada e la casa (Giovanni 14,1-14)
(commento del diac. Silvano Scarpat)

Nelle due domeniche che precedono la festa dell'Ascensione ci viene proposto il discorso di Gesù all'ultima cena. Dopo che Giuda è uscito nella notte, Gesù consegna “il comando nuovo, che vi amiate a vicenda anche voi, come io vi ho amati. Da questo potranno conoscere tutti che siete discepoli miei, se tra voi avete amore”: Giovanni con grande trepidazione custodisce queste parole, poi le ha scritte e sono giunte fino a noi. C'è il presentimento che qualcosa di drammatico potrebbe avvenire da un momento all'altro e che le loro stesse vite potrebbero essere in pericolo. Gesù li rassicura: “Non dovete stare 
più con l'animo agitato. Date fiducia a Dio e date fiducia anche a me”. Voi, “figlioletti”, siete preziosissimi, amati da mio Padre ad uno ad uno, appartenete alla sua famiglia, non come estranei ma come vi appartiene un figlio: mio Padre non vi farà mai mancare nulla. “Se non fosse così, vi avrei detto che vado a preparare un posto per voi” (seguo la traduzione di Giuseppe Sandri, La buona notizia, Libreria Editrice Fiorentina). “Anche voi dovete stare dove sono io”. Gesù, ricevuta da sempre l'essenza e la dignità di Figlio, ha il compito di introdurci nella sua stessa condizione filiale: la bellezza di poter vivere già qui fin d'ora “nella casa del Padre”, ciascuno con una propria mansione, una appartenenza unica, praticando il comando nuovo. “Gesù ci comunica il segreto dell'ospitalità. Egli ospita il Padre in quanto è ospitato da Lui. Essere ospite del Padre rende Gesù capace di ospitare il mondo, abitandolo come nessun altro, perfino quando il mondo non lo riconosce: Egli si sente sempre a casa sua, il mondo è una casa affidabile. Quanto più si è abitati dal Padre, tanto più si è capaci di abitare il mondo”. Noi, piccoli figli, possediamo tutto perché tutto ci è donato.
Le domande di Tommaso e Filippo sono preziose per poter capire meglio. Dice Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo sapere la strada?” Gli risponde Gesù: “Io sono la strada, quella vera, quella viva”. Gesù, presente tra i suoi, vivo e presente oggi: le sue parole ci parlano, a Lui ci si può rivolgere in ogni momento del giorno e della notte, presente nei sacramenti, nel perdono, nella grazia. E' la strada sicura: a volte ci si ferma, forse anche ci si perde; la si ritrova – che bello ritrovare le sue orme! - Lui la strada della vita. Poi è la volta di Filippo, uno dei discepoli della prima ora: “Signore, per noi è sufficiente che Tu questo Padre ce lo faccia vedere!” Filippo ha capito l'essenziale: Gesù non ha fatto altro che parlare del Padre ed eseguire la sua volontà. “Filippo, Io esisto nel Padre e il Padre esiste in me!” Noi, per essere qualcuno tendiamo a distinguerci, ad opporci uno all'altro. Gesù ci insegna un'altra via: siamo padroni di tutto perché tutto continuamente ci è donato. Dei suoi genitori Valentina dice:”Se fossi mamma e papà non potrei fare di meglio!” (Valentina Villalta, Poesie, pag. 5). Così Gesù di suo Padre: non saprei fare di meglio.
A Gesù dispiace lasciare i suoi, immensamente. Sa di averli avvicinati al Padre. Con il  salire al Padre di Gesù, l'universo ha trovato la direzione, il suo Creatore, la nostra terra un respiro insopprimibile. “Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella Preghiera abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Marco 11,24).

Immagine:
Pisa (Duomo): Cristo Pantocratore.



venerdì 1 maggio 2020

Domenica, 3 Maggio 2020 - IV domenica di Pasqua (A)



Continuano le misure per contrastare il “coronavirus”.

I fedeli non possono partecipare alle S. Messe.  Nel rispetto delle regole imposte dall'emergenza possiamo pregare nelle nostre case, piccole chiese domestiche.

Per chi ha fede,  il silenzio, la preghiera in famiglia, la penitenza e le opere di carità sono già un antidoto ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'odio, del pensare solo a se stessi, frutti di satana, spirito del male.

In questo mese di maggio, anche su indicazione del Papa, siamo invitati tutti a recitare il S. Rosario.                    
                                                                            Don Vito Pegolo

Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi e il commento che ci aiuta alla sua comprensione.
Vangelo: Gv 10,1-10
Dal Vangelo secondo Giovanni

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».


SIMON PIETRO, DA PESCATORE A PASTORE
(commento del diac. Silvano Scarpat)

Nella luce del Signore risorto, sotto la sua guida vivente, iniziamo da questa Domenica a rileggere le Sue parole - quelle che i testimoni hanno ascoltato e trasmesso - a partire dal Vangelo del buon pastore (Giovanni 10).
Tutta la Sacra Scrittura parla di Gesù:
Il Signore è il mio pastore,
di nulla mancherò...
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerò alcun male: Tu sarai con me.
Dal tuo bastone, dal tuo vincastro
mi sentirò protetto.
Felicità e grazia
per la vita, mi inseguono” (Salmo 23).

Gesù per dirci quanto ci vuole bene ha usato l'immagine del pastore, delle pecore e del gregge. Sembra che allora in ogni piccolo villaggio ci fosse un unico ovile, custodito da un guardiano. Ogni pastore andava a prendersi le sue pecore per portarle al pascolo, le chiamava per nome ad una ad una: le pecore conoscevano la voce del pastore, uscivano e gli andavano dietro.
Gesù è “la porta” dell'ovile: lui fa entrare le sue pecore e le fa stare al sicuro, le fa uscire e cammina davanti a loro. Le pecore si stringono al bastone del pastore, che dà loro sicurezza. Gesù è il pastore, quello vero, che di fronte al pericolo non fugge. “Io sono venuto – dice – perché abbiano una vita e un traboccare di vita”. Per indicare la vita viene usata la parola “zoè”, che sta ad indicare una vita di grande respiro, che si avvicina alla vita stessa di Dio.
San Pietro, ormai vecchio, nella lettera che scrive e manda alle comunità dell' Asia minore “per mezzo del suo fedele fratello Silvano”, riprende l'immagine del pastore (seconda lettura): “seguite le sue orme”, dice. Si rivolge qui in particolare agli schiavi cristiani, che non avevano sempre una vita facile: Gesù, insultato, non rispondeva con insulti, trattato male non minacciava di vendicarsi: si affidava in piena fiducia al Padre. E poi, in uno squarcio di sereno, “le nostre colpe, assieme al suo corpo, sono finite inchiodate a quel legno”, alla croce: Pietro, per un attimo ricorda le sue disavventure di allora (diceva il Papa in una delle prediche quaresimali: “Dio ricorda tutto, ma non le nostre colpe”). “Le sue trafitture ci hanno risanato”.
L'evangelista Giovanni, amico e un po' anche antagonista di Pietro, racconta che, dopo la Risurrezione, sul lago di Galilea si era radunato un gruppetto di discepoli, i più rappresentativi, forse per riprendere il lavoro di pescatori. Il Signore risorto fattosi presente “per la terza volta”, affida a Pietro l'incarico di prendersi cura del gregge: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene? “ Pietro gli risponde: “Tu sai tutto, Signore, tu sai che ti voglio bene”. “Conduci al pascolo i miei agnellini! Conduci al pascolo le mie pecore!” (Giovanni 21).
C'è un gioco di parole: nel dialogo con Pietro, Gesù inizialmente aveva usato un verbo di significato più universale e formale (agapào) per dire “voler bene”. Pietro risponde sempre con un altro verbo, “filéo” “che impegna le persone nella concretezza delle loro relazioni, chiama in causa l'affetto, la capacità di attaccamento, sottolinea l'affettività, sensibile e spirituale nello stesso tempo”. Il Signore alla fine gli va incontro, è Lui a cambiare. Questo pensiero mi emoziona. Voler bene a Gesù così: ecco indicato semplicemente anche il nostro percorso, la via della vita e di “un traboccare di vita”.


Immagine:
Aquileia: Il buon pastore. Mosaico. Pavimento della basilica. Prima metà del IV secolo.