Il gemito delle creature
“Compassione per il mio
popolo, consolatelo! - dice il vostro Dio.
Parlate al cuore di Gerusalemme, gridategli che la sua pena è finita e la sua colpa è pagata.
Oh mano del Signore!
Doppia fu la paga per ognuna delle sue colpe!”
Parlate al cuore di Gerusalemme, gridategli che la sua pena è finita e la sua colpa è pagata.
Oh mano del Signore!
Doppia fu la paga per ognuna delle sue colpe!”
Nell’anno 562 a.C.,
trentasettesimo della deportazione a Babilonia, il re Ioiachin viene liberato
dal carcere e gli è assegnato un posto d’onore alla corte del re (2 Re
25,27-30). Per gli esuli è un segno di speranza; una voce di consolazione è
nell’aria, la voce dell’Amato nei confronti dell’amata, come Booz nei confronti
di Rut: “Possa io trovare grazia ai tuoi occhi, o mio Signore! Poiché Tu mi
hai consolata e hai parlato al mio cuore” (Rut 2,12).
Un profeta sconosciuto fa sua questa voce e non la lascerà più (Isaia 40,1-11). In quel vostro c’è una presa di distanza tra il profeta e il popolo: i Babilonesi hanno esagerato nella pena inflitta a Israele e Dio, il vostro Dio, in cui voi non riponete fiducia, ha deciso di ricondurvi nella vostra terra perché vi vuol bene.
Nell’ultima strofa il ritorno è visto da Gerusalemme: la città santa, che era stata distrutta e abbandonata, ora annuncia alle altre città il ritorno del Signore e il rimpatrio degli esiliati:
“Oh! Gerusalemme annunciatrice,tu stai in un’alta montagna:
si alza il tuo grido con forza, si innalza senza paura
per dire ai borghi di Giuda: ‘il nostro Dio, eccolo!’
Eccolo, il mio Signore: come un pastore pastura il suo gregge,
porta gli agnellini in braccio, è come la madre che li nutre”.
Marco (1,1-8) inizia a raccontare
il “principio della buona notizia”, di quel Gesù che aveva incontrato da
ragazzino (14,51s) e di cui diventa discepolo e annunciatore fino ai confini
del mondo. Lo fa partendo dalla profezia e dal battesimo di Giovanni per un
cammino di conversione, come quello che il piccolo principe fa per poter
ritornare dalla sua rosa, per imparare a voler bene.
Giovanni è solo l’amico dello sposo. Gesù è lo sposo, che viene per le nozze: i sandali appartengono a Lui (Rut 4,8) e alla sposa: “come sono belli nei sandali i tuoi piedi, figlia di nobile casata” (Cantico dei Cantici 7,2).
Mentre Giovanni vive nel deserto, Gesù sta tra la gente: apprezza la compagnia, il cibo, i fiori, i colori del tramonto e le luci delle case che si accendono a sera.
Un profeta sconosciuto fa sua questa voce e non la lascerà più (Isaia 40,1-11). In quel vostro c’è una presa di distanza tra il profeta e il popolo: i Babilonesi hanno esagerato nella pena inflitta a Israele e Dio, il vostro Dio, in cui voi non riponete fiducia, ha deciso di ricondurvi nella vostra terra perché vi vuol bene.
Nell’ultima strofa il ritorno è visto da Gerusalemme: la città santa, che era stata distrutta e abbandonata, ora annuncia alle altre città il ritorno del Signore e il rimpatrio degli esiliati:
“Oh! Gerusalemme annunciatrice,tu stai in un’alta montagna:
si alza il tuo grido con forza, si innalza senza paura
per dire ai borghi di Giuda: ‘il nostro Dio, eccolo!’
Eccolo, il mio Signore: come un pastore pastura il suo gregge,
porta gli agnellini in braccio, è come la madre che li nutre”.
Giovanni è solo l’amico dello sposo. Gesù è lo sposo, che viene per le nozze: i sandali appartengono a Lui (Rut 4,8) e alla sposa: “come sono belli nei sandali i tuoi piedi, figlia di nobile casata” (Cantico dei Cantici 7,2).
Mentre Giovanni vive nel deserto, Gesù sta tra la gente: apprezza la compagnia, il cibo, i fiori, i colori del tramonto e le luci delle case che si accendono a sera.
La seconda lettera di Pietro,
forse l’ultimo scritto del Nuovo Testamento, dice che “Dio è magnanimo con
noi, perché non vuole che alcuno si perda”. Se Dio crea “nuovi cieli e
una terra nuova” è a partire da questa terra, che ha dato al suo Figlio un
corpo, un volto, una casa. La terra è fragile (3,8-14), “effimera”: ce l’hanno
ricordato i ragazzi, lo scorso anno, scendendo in piazza il Venerdì, e ce lo fa
presente questa epidemia. Il gemito delle creature, a partire dalle più
fragili, è anche il gemito di Dio, la solitudine che ha sperimentato in Gesù.
Una interpretazione ebraica del primo versetto del Libro della consolazione
(Isaia 40,1) dice così:
“Consolatemi, consolatemi, o mio popolo, dice il vostro Dio”. E’ Dio che chiede di essere consolato.
*(Commento del
diac. Silvano Scarpat)
“Consolatemi, consolatemi, o mio popolo, dice il vostro Dio”. E’ Dio che chiede di essere consolato.
Sante Messe dal 7 al 13 DICEMbre
A BUDOIA
LUNEDÌ 18,000 – Rosario e S. Messa
MARTEDÌ -
IMMACOLATA CONCEZIONE
11,00 – Def. Zambon Claudio
Non ci sarà la tradizionale Processione
11,00 – Def. Zambon Claudio
Non ci sarà la tradizionale Processione
MERCOLEDÌ
9,30 – Def.ti Besa - Bragagnolo
9,30 – Def.ti Besa - Bragagnolo
DOMENICA – III di Avvento
11,00 – S. Messa
11,00 – S. Messa
A DARDAGO
MARTEDÌ -
IMMACOLATA CONCEZIONE
18,00 – S. Messa di 7° Def.ta Zambon Giuseppina
18,00 – S. Messa di 7° Def.ta Zambon Giuseppina
SABATO – III di Avvento
18,00 – Def.ti Ianna Angelo, Carlon Vincenza,
Sandrin Emilio e Battistuzzi Lucia
Sandrin Emilio e Battistuzzi Lucia
DOMENICA – III di Avvento
11,00 – Def.ta Busetti Adriana
11,00 – Def.ta Busetti Adriana
OFFERTE: Per esequie Giuseppina Zambon € 70; NN € 10.
A SANTA LUCIA
MARTEDÌ -
IMMACOLATA CONCEZIONE
10,00 – S. Messa
DOMENICA – III di
Avvento – SANTA LUCIA
10,00 – Def.
Scandolo Antonio,
Def,ti Pizzinato Pietro, Orfea,
Vincenzo
15,00 – S. Messa
in onore di Santa Lucia
Entrambe le S. Messe sono
celebrate sul Colle.
non si terranno
le processioni
dell’Immacolata (a
Budoia) e di Santa Lucia.