venerdì 24 aprile 2020

Domenica, 26 Aprile 2020 - III domenica di Pasqua (A)






Continuano le misure per contrastare il “coronavirus”. I fedeli non possono partecipare alle S. Messe.  Nel rispetto delle regole imposte dall'emergenza possiamo pregare nelle nostre case, piccole chiese domestiche.

Per chi ha fede,  il silenzio, la preghiera in famiglia, la penitenza e le opere di carità sono già un antidoto ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'odio, del pensare solo a se stessi, frutti di satana, spirito del male.
Don Vito Pegolo

Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi e il commento che ci aiuta alla sua comprensione.
Vangelo: Lc 24,13-35
Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso.
Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi
dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Un viandante sulla strada per Emmaus  (commento del diac. Silvano Scarpat)

Luca, ebreo della diaspora, medico ad Antiochia di Siria, conosceva non solo la lingua greca ma anche l'ebraico e le tradizioni ebraiche: quasi certamente aveva studiato a Gerusalemme e vi ritornava per le grandi feste, con l'amore struggente di chi vive lontano. Discepolo di San Paolo, ha scritto il Vangelo e, di seguito, gli Atti degli Apostoli, con dei racconti di grande bellezza: alcuni, come il vangelo di oggi, solo lui ce li ha tramandati.

Sempre in quel “primo giorno della settimana”- che per noi è la Domenica di Pasqua – due discepoli se ne stanno tornando da Gerusalemme in direzione di Emmaus, sulla strada verso il mare. Sono esperti di Scrittura Santa, hanno seguito anche la predicazione e le vicende di Gesù. Ma ora, con la sua morte, tutto è finito. Se ne tornano tristi. Provvidenzialmente un viandante si accosta a loro, fanno strada insieme. Con il suo aiuto, rilette con lui le Scritture Sante acquistano vita, ridanno speranza.
Quarant'anni fa', proprio come in questi giorni, ero anch'io in Terra Santa. Più ebreo che cristiano, seguivo come guida la seconda parte del libro di Isaia (il Libro della consolazione e il ritorno dall'esilio) e il Cantico dei Cantici. Quel cielo di Palestina, di un azzurro intensissimo, le colline in primavera, gli ulivi, i passeri: “Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani ora sono pieni della sua presenza luminosa” (Laudato si', n. 100).
Arrivati ad Emmaus, sul far della sera, con la discrezione e il pudore che si ha nell'amicizia e nell'amore vero, quel viandante vorrebbe continuare la sua strada. “Rimani con noi perché si fa sera e il giorno già volge al tramonto”: lo costringono a fermarsi, ad entrare e a rimanere con loro. Lo riconoscono mentre spezza il pane, in quel gesto – antico come le montagne – dell'ospitalità e della condivisione, di Melchisedech nei confronti di Abramo, di Booz nei confronti di Rut, la moabita,(“accostati qui e mangerai dal pane e intingerai il tuo pezzo nell'aceto”. Booz le porse grano abbrustolito e lei mangiò e si saziò e ne lasciò d'avanzo), del pescatore sulla spiaggia. Dio, pellegrino sulle nostre strade.
“Lo riconobbero, ed egli divenne invisibile per loro”. Non lo vedono più, ma il Signore rimane con loro, così che nella notte riprendono il cammino per tornare a Gerusalemme, dagli apostoli, che non li badano più di tanto; ritornano alla Chiesa, fanno la loro parte.
Uno dei due, quello che parla a lungo all'inizio, si chiama Cleopa. Ma l'altro, chi è? Strano che Luca, preciso com'è non si sia informato e non ce lo dica. Facile: l'altro discepolo è lui, Luca, il rabbino conquistato da Gesù, ebreo della diaspora con la nostalgia di Gerusalemme nel cuore, compagno di San Paolo nella diffusione del Vangelo fino alle estremità della terra. Scriverà la storia delle origini cristiane, dal concepimento di Giovanni il Battista fino all'arrivo di San Paolo a Roma: “il caro medico”, “Luca,egli solo è con me” scrive San Paolo nelle lettere dal Carcere. Luca si nasconde, ma quei suoi racconti “nello Spirito di Gesù” ci riscaldano il cuore.

Immagine:
La Cena in Emmaus: Michelangelo Merisi - Caravaggio. Pinacoteca di Brera, Milano. Illustra l'episodio del Vangelo di Luca (Lc 24,13-35).

venerdì 17 aprile 2020

Domenica, 19 aprile 2020 - II Domenica di Pasqua (A)







Per noi cristiani, vivere la Domenica giorno del Signore - Pasqua della settimana senza la Santa Messa - è una grande prova che dobbiamo superare con la preghiera e nel rispetto delle regole imposte dall'emergenza.
Per chi ha fede,  il silenzio, la preghiera in famiglia, la penitenza e le opere di carità sono già un antidoto ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'odio, del pensare solo a se stessi, frutti di satana, spirito del male.
Don Vito Pegolo
Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi e il  commento che ci aiuta alla sua comprensione.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


Tommaso, uno di noi (commenti del diac. Silvano Scarpat)

Tommaso non era un discepolo della prima ora. E' arrivato dopo, giusto in tempo per poter entrare nel gruppo dei “dodici”, i più vicini a Gesù. L'evangelista Giovanni ci parla di lui nel momento in cui Gesù decide di ritornare in Giudea, per andare in aiuto all'amico Lazzaro. Tommaso, conoscendo il pericolo e l'esitazione dei compagni, dice: “Andiamo anche noi, a morire con Lui”.
Nel dialogo con Gesù dopo la cena, nell'imminenza della passione, Tommaso non sembra sentire il peso degli eventi che stanno vivendo: “Signore, non sappiamo dove tu te ne vai! Come possiamo sapere la strada?” Gli risponde Gesù: “Io sono la strada, quella vera, quella viva!” Il cammino sicuro è affidarci a Gesù, sorgente della vita, contare su di lui e avvicinarsi sempre più a lui.
Alla crocifissione Tommaso non c'è - come gli altri, eccetto il discepolo amato, Giovanni. E non c'è neppure la sera di Pasqua, quando Gesù risorto dai morti si fa presente ai suoi a portare la pace, il perdono e la gioia. Si era allontanato forse all'arrivo di Maria Maddalena, alle parole e al racconto di lei: “Ho visto il Signore”. Eppure qualcosa lo lega ancora a Gesù e ai compagni.
Viene, nonostante le porte fossero chiuse, come la prima volta, e previene la richiesta di Tommaso: “Metti qui il dito, guardami le mani, allunga la mano, mettila qui, sul fianco... Comincia a credere!”

Il Signore risorto dai morti è ancora più benevolo, accondiscendente, più vicino e più lieve, come per Elia sul monte il soffio di un vento leggero: Spirito, “Ruh” in ebraico è femminile, vento che porta le nubi cariche di pioggia e rende fertile il deserto. “Il mistero più grande – scrive Bonhoeffer – non è la stella più lontana, ma come tu, Signore, ci sia così vicino”.
Risponde Tommaso: “Signore mio, e Dio mio!” E' la professione di fede più alta in tutto il Nuovo Testamento. Ma Gesù invita Tommaso a smettere di guardare al passato, ad alzare gli occhi e guardare lontano: “Felici quelli che crederanno senza aver visto”. Gesù pensa a noi (I lettera di S. Pietro, seconda lettura): “Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in Lui. Perciò vi rallegrate di gioia inesprimibile e risplendente”.
Scrive un commentatore:”Gesù è lì, tra i suoi, non c'è nessun congedo, nessuna partenza; è tornato e rimane”. Tommaso sarà di nuovo con Pietro e alcuni discepoli sul lago di Galilea quando il Signore, dopo che erano usciti a pescare tutta la notte senza risultato, si fa loro incontro all'alba per offrire pane e pesce arrostito al fuoco, sulla spiaggia e li conferma e orienta verso una pesca migliore.





venerdì 10 aprile 2020

Domenica, 12 aprile 2020 - Pasqua di Risurrezione (A)


   





In questo periodo di grave emergenza, seguendo le direttive delle autorità civili ed ecclesiastiche, le cerimonie della Settimana Santa e della S. Pasqua sono celebrate  nelle chiese parrocchiali in forma privata, senza la presenza dei fedeli.

Preghiamo nelle nostre case, chiedendo la protezione e la benedizione del Cristo Risorto, il Cristo della Vita che ha sconfitto la morte.


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Commento del diacono Silvano Scarpat

Il primo giorno della settimana, al mattino prestissimo, che ancora era buio” (Gv. 20,1), una ragazza, sola, attraversa la città bassa di Gerusalemme ed esce, forse dalla porta di Efraim, verso il luogo dove il corpo di Gesù era stato sepolto.
L'evangelista Giovanni sa cosa vuol dire voler bene. Maria Maddalena lui l'aveva notata solo due giorni prima, non sapeva niente di lei.
Maria trova che la pietra è stata tolta via e, di corsa, torna in città, va da Pietro e Giovanni: “hanno portato via il mio Signore!” Ritornano insieme al sepolcro: vedono le bende afflosciate e il fazzoletto arrotolato in un luogo a parte. Giovanni a quella vista credette.

Mentre i due discepoli se ne tornano a casa, Maria rimane accanto al sepolcro vuoto a piangere. Gesù, ritto in piedi dall'altra parte le dice:”Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Poi la chiama per nome:”Maria”. Non è il custode del giardino, è il Signore, risorto dal regno dei morti, il vivente. Non c'è verità più grande e più certa. Gesù le dice ancora:”smetti di toccarmi, va' dai miei fratelli!”.
Le cose belle occorre condividerle subito e diventano ancora più belle. Andare ad annunciare di Lui ai fratelli: così li chiama e ci chiama per la prima volta e per sempre. Maria Maddalena andò dai discepoli e rimase con loro.

LETTERA PASQUALE DEL PARROCO


 LETTERA PASQUALE DEL PARROCO

Ai Parrocchiani di:
BUDOIA
DARDAGO
SANTA LUCIA
e a tutti gli amici                            

Carissimi vi invio questa lettera, dato che non verrà pubblicato il numero di Pasqua della rivista parrocchiale L’Artugna. Vuole essere il segno della mia vicinanza nella preghiera e nell’affetto a voi  in questo momento di sofferenza e di difficoltà e un augurio per questa festa che celebreremo anche se in tono minore. La Pasqua è la festa cristiana per eccellenza.. La prima delle feste perché ci annuncia che il Cristo è risorto. Come possiamo però, in questo tempo, accorgerci della risurrezione? Siamo tutti afflitti e spaventati da questa terribile epidemia che si sta diffondendo a vista d’occhio. E anche se ne vediamo l’utilità, siamo preoccupati e forse anche contrariati per tante misure di sicurezza che ci
vengono imposte. Ricordo da piccolo quando i nonni mi dicevano: “Mille e non più mille” o “quando le boteghe se tocarà el mondo finirà”. Certo dal 2000 sono già passati 20 anni e le botteghe si sono sempre più moltiplicate e il mondo non è finito. Ma nelle parole semplici ed illetterate dei nostri vecchi, leggo una saggezza antica informata da quel testo sacro che, anche se non letto e approfondito, dato il diffuso analfabetismo e la pratica più della stalla che del libro, era iscritto nel cuore e nella mente dalla pratica religiosa e dal povero catechismo. Una saggezza che, in questa situazione drammatica che stiamo vivendo, si è incaricato un piccolissimo ed invisibile, all’occhio dell’uomo, virus, di ricordarci. Abbiamo costruito una società a prescindere da Dio, la corsa al guadagno, la smania del divertimento, la follia del rincorrere la carriera, l’autorealizzazione, l’apparire superiori, belli, in forma, calpestando anche le teste di chi più ci è vicino. La plurimillenaria tentazione di chi sa bene come farci cadere. Se prendiamo in mano le Scritture e, adesso tempo ne abbiamo a iosa, possiamo scoprire tutto questo dalle prime pagine: da quella mano tesa a raccogliere il frutto proibito (Gn.3, 1 – 16), da quella torre costruita a Babele (Gn. 11, 1 – 9), da quel dialogo forte e duro avvenuto nel deserto tra Gesù e il tentatore (Mt.4, 1 – 11), alle ultime pagine: alla caduta di Babilonia la grande (Ap. 17 e 18). Sempre il tentatore si è dato da fare per far cadere l’uomo nel male e, il più delle volte, ci è riuscito. E l’uomo ne ha pagato le conseguenze. Ora ecco il campanello d’allarme, il piccolissimo e invisibile ma potente virus che ci fa stare chiusi in casa, che svuota le nostre strade, che ci obbliga a stare a un metro l’uno dall’altro, che chiude negozi e centri produttivi, che fa crollare le borse, che ci fa… morire soli in un letto d’ospedale. Ecco la baldanza dell’uomo accontentata! Il messaggio della Quaresima: ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai. Senza Dio non sei nulla, solo polvere. Senza Dio nulla di stabile puoi costruire. In tempi passati questo virus si sarebbe chiamato castigo di Dio. Oggi la teologia ha compreso meglio che Dio non castiga ma ci richiama, magari anche pesantemente, per il nostro bene, Come fanno un papà, una mamma quando il figlio recalcitra e non vuol saperne di comportarsi bene. Il Signore permette il male per richiamarci al nostro vero bene. E di fronte a Lui non ci sono telefoni azzurri che tengano, perché lui vuole salvarci, non usare violenza gratuita. Per questo ha mandato il suo Figlio prediletto nel mondo, a morire per i nostri peccati, Ha permesso che Lui soffrisse l’acerbissima passione per noi. Ma Cristo è risorto, è risorto per noi, perché anche noi risorgessimo con Lui. E’ questo l’annuncio della Pasqua. Hallelujah Cristo è veramente risorto. Per questo in quella notte le campane suonano a distesa. E’ un invito a risorgere con Lui. Ha vinto il leone della tribù di Giuda. Satana è sconfitto. Il Cristo Risorto darà la capacità alla medicina umana di trovare l’antidoto giusto contro il virus. Il male sarà sconfitto e noi potremo riabbracciarci ma non dovremo dimenticare questa dura esperienza. Dovremo abbandonarci all’Amore del Signore, per lasciarci condurre da Lui. Avrei desiderato rientrare in questi giorni per stare con voi e con voi pregare e sperare, ma, purtroppo mi è impedito il rientro. Nell’attesa vi ricordo all’Amore Misericordioso e alla Beata Speranza di Gesù e voi affidatemi all’Assunta, a Sant’Andrea e ai Santi Giuseppe e Lucia.





 Don Maurizio Busetti           .


venerdì 3 aprile 2020

Domenica, 5 aprile 2020 - Domenica delle Palme (A)





In questo periodo di grave emergenza, seguendo le direttive delle autorità civili ed ecclesiastiche, le cerimonie della Settimana Santa e della S. Pasqua saranno celebrate  nelle chiese parrocchiali in forma privata, senza la presenza dei fedeli.
Dopo i commenti alle letture, viene riportato il calendario delle celebrazioni.

Iniziamo oggi la “grande settimana” in cui con tutta la Chiesa celebriamo i misteri della passione, morte e risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo. Come il popolo di Gerusalemme siamo invitati a sollevare i nostri rami, riconoscendo che il Messia, così tanto atteso, è tra noi. Ma, subito dopo, anche a batterci il petto, perché quel Gesù che si è donato a noi è anche il servo sofferente, l’uomo della croce, che la nostra ingratitudine ha sottoposto ai tribunali umani e alla condanna.

Osanna, Figlio di Davide! Ricordati di noi, umile Servo del Signore! Donaci la vita e la risurrezione, glorioso Figlio del Dio Altissimo!

I commenti alle letture sono a cura del Diacono Silvano Scarpat.

Il Vangelo secondo Giovanni, che ci ha accompagnato nel cammino quaresimale con la professione di fede della samaritana, del cieco risanato e degli amici di Gesù, Marta, Maria e Lazzaro, ci guida ancora nella Settimana Santa, fino alla Pasqua. La passione secondo Giovanni la si legge da tempo immemorabile il Venerdì Santo: è la testimonianza, appassionata e lieve, del discepolo amato, rimasto vicino a Gesù durante il processo, sotto la croce e fino al giardino della sepoltura e del Risorto. Ci sono nel racconto di Giovanni frequenti assonanze con il Cantico dei Cantici [Ct] (fatto conoscere, recentemente, da Benigni, a modo suo), che gli ebrei leggono per la festa di Pasqua e degli azzimi, festa di primavera.

Domenica delle Palme

VANGELO (Mt21,1-11)
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Betfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”».Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”.
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada.
La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».

Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea».

Commento:
Gesù, profumato con il nardo prezioso di Maria di Betania (“mentre il mio re è seduto al banchetto, il mio nardo effonde il suo profumo”,  Ct 1,12) entra a Gerusalemme cavalcando un asinello, acclamato dalla folla con rami di palma: “non aver paura, Gerusalemme, guarda il tuo re che sta venendo seduto su un puledro d'asina” (“il mio amato, eccolo, viene! Avanza per i monti, balza per le colline”, Ct 2,8). Gesù appartiene a quella città santa, come quella città santa gli appartiene: come il cristiano alla chiesa e la chiesa al cristiano.

Giovedì Santo
I discepoli si ritrovano con Gesù ad una cena, nell'imminenza della Pasqua, dentro la città santa. Ad un certo punto Gesù si alza da tavola e si mette a lavare i piedi ai discepoli, gesto supremo di dedizione: “vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. E' l'attestazione preziosissima dell'amore che il Signore ha per la Chiesa, santificandola con la Parola e i Sacramenti (“come sono belli, nei calzari, i tuoi piedi, figlia di stirpe regale”, Ct 7,2).
Gesù lava i piedi anche a Giuda e gli offre il pane, come all'ospite di riguardo. A questo punto, inaspettatamente, si rivela un altro discepolo, che aveva seguito Gesù dall'inizio ma fino a quel momento non si era identificato: l'autore del Vangelo, “il discepolo a cui Gesù voleva bene”, in cui ognuno si può riconoscere. “Vi do un comando nuovo, che vi amiate a vicenda anche voi come io vi ho amati”. “Io sono la strada quella vera, quella viva!” “uno che mi ama, tiene l'occhio fisso al mio discorso e allora anche il Padre mio lo amerà e verremo ad abitare in lui”.
E' notte, la prima luna piena di primavera. Lasciano la casa della cena e si dirigono verso il monte degli ulivi, dall'altra parte della città. Le viti stanno mettendo i primi germogli (“ecco, è passato il freddo, nella nostra terra sono comparse le gemme, le viti in fiore profumano”, Ct 2,11-13). “Io sono la vite, voi i tralci”, dice Gesù. “Vi ho parlato così perché esista in voi questa gioia - la mia, – che renderà completa la vostra”. “La donna che deve partorire non è in allegria, perché è arrivato il suo momento, ma quando ha fatto nascere il bambino non si ricorda più di quel dolore, per la gioia che è venuto al mondo un uomo”. “Se al Padre chiederete qualcosa nel mio nome, ve la darà, e così la vostra sarà una gioia completa”.
Verso la fine della strada, nella notte luminosa, Gesù si ferma, alza gli occhi al cielo e prega: “Padre, il momento è venuto. Fa risplendere questo figlio tuo, perché questo figlio faccia risplendere te... Questa è la vita che dura per sempre: che conoscano te unico Dio vero e Gesù l'Eletto inviato da Te”.

Venerdì Santo
Entrano in un giardino, in un podere di ulivi, dove altre volte avevano passato la notte. La passione del Signore inizia e termina in un giardino. All'arrivo di Giuda, Gesù si consegna spontaneamente: “se cercate me, lasciate che questi qui se vadano”. Così si avverava la parola detta da Lui: “di quelli che mi hai dato non ho perduto nessuno”. Simon Pietro e l'altro discepolo, Giovanni, seguono Gesù ed entrano nel palazzo del sommo sacerdote, perché Giovanni era conosciuto.
Al mattino Gesù, legato, viene mandato da Pilato, che attesta la sua innocenza e vorrebbe liberarlo. Lo scontro tra Pilato e i giudei militanti e poi l'autorità di Pilato dominano il resto della narrazione, ma a risplendere è soprattutto la regalità di Gesù: “ecco il vostro re!” 'Bellezza completa e irresistibile, forza d'amore, supremazia dei valori più alti'. Dice Gesù: “a questo scopo io fui fatto nascere, con questo scopo sono venuto nel mondo, per attestare la verità. Chiunque è dalla parte della verità dà ascolto alla mia voce”.
Gesù esce verso il calvario con il mantello regale e sulla testa la corona di spine, abbracciando da sé la croce come un trofeo di vittoria.
Dalla croce le parole più tenere, intensissime, rivolte da Gesù alla madre e al discepolo: “donna, ecco il tuo figlio” e “figlio, ecco tua madre”. Il discepolo, Giovanni, annota nella memoria e poi in un libro, a rischiarare i secoli.

Sabato Santo
Il corpo di Gesù viene tolto dalla croce integro, senza alcuna frattura, preso in consegna da persone amiche, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, cosparso di oli profumati, mirra e aloe, senza misura e adagiato in un sepolcro nuovo nella roccia, ancora in un giardino: “sono venuto al mio giardino, o mia sorella sposa; ho colto la mia mirra e anche il mio profumo” Ct 5,1; “sei un giardino sbarrato, mia sorella, mia sposa, un giardino sbarrato, una sorgente sigillata... sei sorgente per i giardini, sei fonte d'acqua viva, che sgorga scendendo dal Libano” Ct 4,12.15. Giovanni è presente ed annota.
Beata Elisabetta Vendramini, fondatrice delle nostre suore, così si sentiva amata dal Signore: “tu sei la mia figlia prediletta, in te ho trovato la mia compiacenza”. E santa Teresa di Lisieux: “questa è la conoscenza di Dio: accettare di essere amati”.

CERIMONIE DELLA SETTIMANA SANTA

I fedeli sono invitati a dedicare un tempo conveniente alla preghiera e alla meditazione, aiutandosi anche con le celebrazioni trasmesse tramite radio e televisione.

Le varie cerimonie verranno celebrate, in forma privata, da don Vito senza la presenza dei fedeli


Sabato, 4 aprile - (Prefestiva) Domenica delle Palme - Dardago
Domenica, 5 aprile - Domenica delle Palme - Budoia
Giovedì Santo, 9 aprile - Dardago
Venerdì Santo, 10 aprile - Budoia
Sabato Santo, 11 aprile - Dardago
Domenica di Pasqua, 12 aprile - Budoia
Lunedì dell’Angelo, 13 aprile - Santa Lucia

Il giorno di Pasqua, alle ore 12,30, tutte le campane suoneranno a festa per annunciare che Cristo, nostra speranza, è risorto! ALLELUIA!!

Sarà una Pasqua diversa, come dice il nostro Vescovo. Anche se le celebrazioni con la partecipazione del popolo sono sospese… lo Spirito è presente e ci suggerisce di riscoprire lo spirito della famiglia, in forza del quale le nostre case, per la presenza di Gesù sono una piccola Chiesa domestica.
Riscopriamo la gioia e la bellezza della preghiera in famiglia!