La stella disse: Io darò la luce
Gesù sta per lasciare il tempio in direzione del monte
degli Olivi e Betania.
Lo circonda molta folla, ammirata per il suo
insegnamento.
E disse fra l’altro: Guardatevi da questi letterati! Sono gli scribi, i maestri della legge,
che rischiano di annacquare la parola di Dio, di svuotarla di tutta la sua
forza di liberazione e salvezza: divorano le sostanze delle vedove
giustificandosi col fare lunghe preghiere. Le vedove sono il simbolo delle persone
deboli.
Poi si ferma di fronte alla stanza delle offerte e chiama
accanto sé i discepoli: confusa
tra la folla, una vedova povera fa la sua piccola offerta. Ella ha
gettato lì dentro più di tutti, dice Gesù, ha tratto dalla propria
indigenza tutto quanto aveva, l’intero suo sostentamento (Marco 12,38-44).
La vicenda di Gesù nel tempio, la Casa di suo Padre, si
chiude con questa improvvisa schiarita: misura dell’amore è amare senza misura.
Gesù, non essendo neppure sacerdote, in terra (Ebrei
8,4), non poté entrare nel Santo dei santi, la parte più interna del tempio,
per il rito della grande
espiazione. Questo faceva il sommo sacerdote una volta all’anno, il giorno
dello Jom Kippùr.
Gesù invece (Lettera agli Ebrei 9,24-28, siamo al culmine di tutto
il messaggio) una volta sola, nella pienezza dei tempi, è apparso per
annullare la colpa mediante questo sacrificio celebrato da Lui, e per togliere
di mezzo le colpe di molte persone. Egli ha sconfitto il male alle radici.
Figlio di Dio, divenuto fratello e salvatore degli
uomini, è sempre presente e si mostra ora in rappresentanza nostra agli
occhi di Dio e apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con la colpa,
a coloro che lo aspettano per la loro salvezza.
Disse Gesù: “Chi ascolta le mie parole,
credendo al Padre che mi ha inviato, non viene chiamato in giudizio, essendo
già passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5,24).
Il profeta Elìa, strenuo difensore del vero Dio in un
tempo in cui Israele, particolarmente il regno del nord, stava cedendo all’idolatria,
si rifugia in terra straniera. Stremato per la fame e la sete, trova
l’ospitalità di una donna, a Sarepta di Sidone, l’attuale Sarefand, sul mare.
Con il po’ di farina ed olio che le rimane, la donna prepara delle piccole
focacce per Elìa, per sé e il figlio: per tutto il perdurare della siccità e
della carestia non le mancherà mai né farina né olio (I Libro dei Re 17,10-16).
Salmo
145/146
Alleluia!
Custode
fedele eterno,
pane degli
affamati è il Signore,
l’intenso
desiderio dei credenti,
per
viandante è la sentinella,
del
derelitto il conforto.
In ogni cena
pasquale ebraica c’è un bicchiere di vino preparato per Elìa.
“Non dire mai che è l’ultima volta che ti metti in
cammino”.
(Commento
del diac. Silvano
Scarpat)
Sante Messe dalL’ 8
al 14/11/2021
9,30 – Santa Messa
DOMENICA 14 Novembre – XXXIII del Tempo Ordinario
11,00 – D.ti Angelin Giuseppe, Lea e Giovanni,
Ann. Carlon Attilio. D.ti Onelia e Antonio
OFFERTE:
17,00 – D.ti Melocco Pietro e Giovanni
15,00 D.ti Carlon Lorenzo, Agostino, Costante e Luigi.
SABATO 13 Novembre - XXXIII del Tempo Ordinario
18,00 – D.ta Marcon Giovanna (Nina)
GIOVEDÌ 11 Novembre (San Martino)
Santa Messa nella chiesetta di San Martino (Vedi sotto)
DOMENICA 7 Novembre – XXXIII del Tempo Ordinario
10,00 – Def.ti Lea Zamattio, PierAntonio Daneluz, Fort Maria
AVVISI COMUNI
SAN MARTINO
si terrà la tradizionale Santa Messa
comunitaria. Seguirà una castagnata.