La terra è buona
Ezechiele, sacerdote esiliato a Babilonia, dopo un lungo silenzio riprende a parlare. Ricorre al linguaggio delle parabole. Dice che il Signore, Lui stesso, trapianterà sul monte di Gerusalemme un ramoscello di cedro, che “metterà
rami e farà
frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui uccelli di ogni tipo dimoreranno,
ogni volatile riposerà all’ombra dei suoi rami” (17,22-24).
Ezechiele è
certo della rinascita d’Israele; come
aveva detto il profeta Osea. “Io li guarirò dalla loro infedeltà, li
amerò senza misura. Israele metterà radici come un albero del Libano. Il tuo
frutto è opera mia, Io sono il Signore tuo Dio”
Cafarnao, lago di Galilea. Gesù è seduto su una barca, poco lontano dalla riva. Della folla che lo seguiva una parte gli è rimasta attorno e tutti tendono l’orecchio per udire bene. Sgorgano le immagini, le une dopo le altre. Dopo gli incontri meno lieti con gli scribi e i parenti, ecco il cuore del messaggio, il segreto del Regno: “Così è il regno di Dio, come un uomo che getta il seme sulla terra”. Il seme, una volta seminato, fa il suo lavoro. Il terreno è per se stesso fecondo, da se stessa la terra produce. La terra feconda è il segno della benedizione di Dio per la fedeltà del popolo. Il frutto maturo stabilisce il tempo della mietitura. Infine il seminatore diventa mietitore. La parabola sembra dirci che nemmeno Gesù sa come il Vangelo annunciato si svilupperà e prenderà forma nella storia. Ma sappiamo con certezza che Dio condurrà a buon fine quello che ha iniziato in Gesù. Il tempo presente è un tempo di benedizione.
Un’ultima
parabola: il piccolissimo granello di senape in un terreno fertile diventa una
pianta che può superare i due metri. Gli uccelli amano quest’albero sia per i
semi che per le foglie, alla cui ombra ci si può riparare. Quest’albero grande,
unico punto di rifugio che nel suo grembo accoglie la vita e la protegge, è
nato dal più piccolo di tutti i semi. Dio agisce così. Gesù è il piccolo seme,
Gesù è il grande albero. Alcuni della comunità di Corinto rimproverano a San
Paolo la sua poca fortuna e la sua condizione disagevole e precaria. Lui
risponde, senza esitare: la nostra abitazione terrena è provvisoria, mentre è
stabile l’abitazione del cielo. Il nostro corpo verrà trasfigurato in un corpo
spirituale.
Paolo ha
questa fiducia, colma di desiderio ripetuto: coloro che saranno vivi al momento
della venuta del Signore non sperimenteranno la morte; sarà come indossare un
vestito sull’altro, quella dimora nostra venuta dal cielo, una veste
di splendore.
L’importante è essere graditi al Signore, già ora, rivestirsi di Lui (II
Lettera ai Corinti 5,1-10). E’ bello lodare il Signore, cantare inni al tuo
nome, o Altissimo, annunciare al mattino la tua Grazia e nella notte la tua
fedeltà. Ho gioia a vederti agire, Signore.
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SANTA LUCIA
GIOVEDI’ 20 Giugno
18,00 Santa Messa
DOMENICA 23 Giugno XII del Tempo Ordinario
09,45 Santa Messa