DOMENICA, 20 OTTOBRE - Anno 14 n. 47
XXIX
del Tempo Ordinario (B)
Il
desiderio di due fratelli
Durante
l’esilio, nel momento più oscuro, ecco un profeta, forse il più grande.
Inizialmente lo hanno visto crescere come un germoglio, come un arbusto di
terra riarsa. Ora sanno che è stato ucciso, fino alla fine hanno creduto alla
sua colpevolezza.
Al racconto
della passione del profeta, del Servo, si sovrappone quello dei
testimoni: ”Lo consideravamo come un castigato, uno percosso da Dio e
umiliato” (Isaia 53,2-12). Lui, il servo, guarisce i testimoni della sua
morte, coloro che non si sono opposti alla sua condanna: “La sua piaga fu
per noi la guarigione”. E’ un vivente che ha attraversato la morte per
essere costituito sentinella notturna dei vivi, lampada nella notte, colui che
intercede per i disobbedienti alla Legge, un orante nell’infinito. Per essersi voluto nel numero dei perduti, è
reso portatore delle colpe,tra le moltitudini perdute, colui che prega.
Il servo è là come la sentinella nella notte, per sempre.
Lungo la strada verso Gerusalemme, assistiamo
ad un colloquio tra Gesù ed i discepoli(Marco 10,35-46).Giacomo e
Giovanni fanno una richiesta a Gesù, la forza del loro desiderio li porta a
chiedere i primi posti. Il futuro, il regno che si aspettano è visto come un
grande banchetto. Alla domanda di Gesù, poi, i due fratelli non hanno la minima
esitazione: sono sicuri di se stessi come sono sicuri del potere del loro Maestro.
Sanno ciò che vogliono e non si tirano indietro: “Lo possiamo”. Vogliono
condividere il suo splendore. Questa è anche la volontà di Gesù. I due
discepoli sono decisi a condividere la sorte del maestro. Giacomo e Giovanni
sono un modello per ogni discepolo. Gesù li rinvia a Colui da cui viene ogni
bene, all’Unico che ha il potere di accordare lo splendore che hanno chiesto,
il Padre.
Gesù è riconosciuto da Giacomo e
Giovanni nel suo splendore regale: Egli è allo stesso tempo re e servo. Quei
due titoli sono complementari. Gesù chiama i figli di Zebedeo a diventare, come
Lui, figli di Dio. E così arrivano a
Gerico.
Come il sommo
sacerdote, una volta all’anno, nel giorno del grande digiuno (Kippur),
entrava nella parte più santa del tempio per dire il nome di Dio, così Gesù, pontefice
di prima grandezza, è penetrato una volta per sempre nei cieli. Egli è in
grado di comprendere le nostre debolezze avendo attraversato la prova sotto
ogni aspetto, come noi, senza colpa. Essendo stato messo alla prova, è in grado
di soccorrere quelli che sono nella prova. Divenuto “pegno di riacquistato
favore” Egli ci ha aperto una strada perché possiamo accostarci con piena fiducia al trono di questo grande amore per
ottenere una tenera compassione e trovare ascolto e accoglienza al momento
opportuno (Lettera agli Ebrei 4,14-16).
BUDOIA
MERCOLEDI’ 23 Ottobre
DOMENICA 27 Ottobre XXX Tempo Ord.
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