venerdì 27 marzo 2020

Domenica, 29 marzo 2020 - V di Quaresima (A)





In queste settimane non è possibile celebrare la Santa Messa con la presenza dei fedeli.  
Per noi cristiani, vivere la Domenica  - Pasqua della settimana, senza la Santa Messa - è una grande prova che dobbiamo superare con la preghiera e nel rispetto delle regole imposte dall'emergenza.

Per chi ha fede, l'occasione del tempo forte della Quaresima, il silenzio, la preghiera in famiglia, la penitenza e le opere di carità sono già un antidoto ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'odio, del pensare solo a se stessi, frutti di satana, spirito del male.

                                                                                                              Don Vito Pegolo

Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi (morte e risurrezione di Lazzaro) e un commento che ci aiuta alla sua comprensione.
                                    
 Dal Vangelo secondo GIOVANNI (Gv 11, 1.45)   
                               
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 
Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora

Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betania distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

Allora Gesù si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare».

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.


Credo, Signore


Gesù insegna ogni giorno nel tempio di Gerusalemme. Di notte esce verso il monte degli Olivi, ospite forse di Marta e Maria, a Betania. E' passata da poco la festa delle luci, Hannukàh, festa d'inverno. L'ostilità dei capi cresce contro di lui. Decide allora di lasciare la città santa e la terra d'Israele e con i suoi discepoli si rifugia al di là del Giordano, nel luogo dove era stato battezzato da Giovanni e dove aveva incontrato i primi discepoli, compreso l'altro Giovanni, autore del Vangelo, che riferisce tutti questi fatti. Qui numerose persone vanno da Gesù e credono in lui. Ma lo raggiunge la notizia che Lazzaro, suo amico, fratello di Marta e Maria, è ammalato. Gesù attende, incerto sul da farsi, sicuro che quella malattia dell'amico “è per lo splendore di Dio, perché Dio possa risplendere nel Figlio”. Dopo tre giorni decide di partire. I discepoli lo avvertono del pericolo che corre, a tornare in Giudea, dove abita Lazzaro, a soli tre Chilometri da Gerusalemme. Gesù rimane nella sua decisione e i discepoli vanno con lui.

Quando arrivano a Betania, Lazzaro è già nel sepolcro. Gesù non entra nella casa di Marta e Maria, attende fuori del villaggio. Marta gli va incontro. Le dice Gesù: “Io sono la resurrezione e la vita, chi vive credendo in me non può morire per sempre”. Risponde Marta: “Sì, Signore, io ho creduto che tu sei l'Eletto, il Figlio di Dio che viene nel mondo”. La professione di fede di Marta è il centro del racconto. Subito Marta va a chiamare la sorella, che era rimasta in casa e insieme vengono da Gesù, le sorelle discepole, figura del credente. Maria si getta ai piedi di Gesù e piange. Vedendola, anche a Gesù scendono le lacrime, così che i giudei presenti dicevano: “vedi quanto gli voleva bene”. Insieme vanno al sepolcro e Gesù con un forte grido richiama Lazzaro alla vita, dopo aver ringraziato il Padre: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto”. Molti credono in lui, ma i membri del tribunale ebraico decidono di cogliere il momento opportuno per eliminarlo.

Gesù e i discepoli se ne vanno in un luogo più sicuro, verso nord, nella città di Efraim, vicina al deserto, e lì rimangono, loro soli. Ritornano a Betania sei giorni prima di Pasqua e vengono invitati ad un pranzo, con Marta, Maria e Lazzaro. Durante il pranzo Maria si getta ai piedi di Gesù e li profuma con un unguento preziosissimo – nardo genuino di altissimo pregio – e li asciuga con i suoi capelli: “tutta la casa si riempie della fragranza del profumo”. E' un gesto unico, come unica è la persona di Gesù, di infinita gratitudine e tenerezza.

Gesù, nostra vita, forza, gioia, il nostro oggi e la nostra sicura speranza.

(Vangelo di Giovanni, 10,40 – 12,8)

Commento: Diac. Silvano Scarpat

sabato 21 marzo 2020

Domenica, 22 marzo 2020 - 4^ di Quaresima (A) - Laetare



Per noi cristiani, vivere la Domenica, giorno del Signore, Pasqua della settimana - senza la Santa Messa - è una grande prova che dobbiamo superare con la preghiera e nel rispetto delle regole imposte dall'emergenza.


Per chi ha fede, l'occasione del tempo forte della Quaresima, il silenzio, la preghiera in famiglia, la penitenza e le opere di carità sono già un antidoto ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'odio, del pensare solo a se stessi, frutti di satana, spirito del male.
Don Vito Pegolo

Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi (un brano molto famoso) e un commento che ci aiuta alla sua comprensione.

 Dal Vangelo secondo GIOVANNI (Gv 9, 1.41)

In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».



Commento

Siamo tutti come ciechi in cerca della luce

Il protagonista del racconto è l'ultimo della città, un mendicante cieco dalla nascita, che non ha mai visto il sole né il viso di sua madre. Così povero che non ha nulla, possiede solo se stesso. E Gesù si ferma per lui, senza che gli abbia chiesto nulla. Fa un po' di fango con polvere e saliva, come creta di una minima creazione nuova, e lo stende su quelle palpebre che coprono il buio. In questo racconto di polvere, saliva, luce, dita, Gesù è Dio che si contamina con l'uomo, ed è anche l'uomo che si contagia di cielo; abbiamo uno sguardo meticcio, con una parte terrena e una parte celeste. Ogni bambino che nasce “viene alla luce” (partorire è un “dare alla luce”), ognuno è una mescolanza di terra e di cielo, di polvere e di luce divina. «Noi tutti nasciamo a metà e tutta la vita ci serve per nascere del tutto» (M. Zambrano).

La nostra vita è un albeggiare continuo. Dio albeggia in noi. Gesù è il custode delle nostre albe, il custode della pienezza della vita e seguirlo è rinascere; aver fede è acquisire «una visione nuova delle cose» (G. Vannucci). Il cieco è dato alla luce, nasce di nuovo con i suoi occhi nuovi, raccontati dal filo rosso di una domanda ripetuta sette volte: come ti si sono aperti gli occhi? Tutti vogliono sapere “come”, impadronirsi del segreto di occhi invasi dalla luce, tutti con occhi non nati ancora. La domanda incalzante (come si aprono gli occhi?) indica un desiderio di più luce che abita tutti; desiderio vitale, ma che non matura, un germoglio subito soffocato dalla polvere sterile della ideologia dell'istituzione. L'uomo nato cieco passa da miracolato a imputato. Ai farisei non interessa la persona, ma il caso da manuale; non interessa la vita ritornata a splendere in quegli occhi, ma la “sana” dottrina. E avviano un processo per eresia, perché è stato guarito di sabato e di sabato non si può, è peccato... Ma che religione è questa che non guarda al bene dell'uomo, ma solo a se stessa e alle sue regole? Per difendere la dottrina negano l'evidenza, per difendere la legge negano la vita. Sanno tutto delle regole morali e sono analfabeti dell'uomo. Anziché godere della luce, preferirebbero che tornasse cieco, così avrebbero ragione loro e non Gesù. Dicono: Dio vuole che di sabato i ciechi restino ciechi! Niente miracoli il sabato! Gloria di Dio sono i precetti osservati. Mettono Dio contro l'uomo, ed è il peggio che possa capitare alla nostra fede. E invece no, gloria di Dio è un mendicante che si alza, un uomo che torna a vita piena, «un uomo finalmente promosso a uomo» (P. Mazzolari).
E il suo sguardo luminoso, che passa e illumina, dà gioia a Dio più di tutti i comandamenti osservati!

giovedì 19 marzo 2020

Don Vito ai fedeli di Budoia, Dardago e Santa Lucia - 19 marzo 2020 - San Giuseppe


PARROCCHIE DI BUDOIA – DARDAGO – SANTA LUCIA
UNITI DALLA PREGHIERA E VICINI NELLA FEDE, 
NELLA SPERANZA E NELLA CARITA’

Carissimi tutti, cari fedeli di Budoia, Dardago e Santa Lucia.
In unione spirituale con Papa Francesco, il nostro Vescovo Giuseppe e il Parroco Don Maurizio, anch'io  condivido questo particolare momento di privazione, di preoccupazione e di sofferenza, con fede e nella preghiera.
Sono vicino in modo particolare ai nostri anziani, agli ammalati, ai giovani, ai bambini, alle nostre famiglie, magari distanti fra di loro ma vicini solo con il pensiero, con una telefonata, un saluto dalla finestra o attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. 
Abbiamo dovuto cambiare radicalmente il nostro stile di vita e questo ci pesa perché non siamo abituati a vivere il disagio. Penso agli operatori del commercio, alle fabbriche che hanno chiuso le attività vivono questa difficoltà con vero spirito di responsabilità.
Penso agli Operatori Sanitari, alle Forze dell'Ordine, alle nostre Autorità, a quanti, nuovi SAMARITANI, lavorano in tutti i campi e - in ogni parte d'Italia - si prodigano con grande sollecitudine per isolare questo virus letale e cercano con passione e senza riserve di combatterlo. A tutti loro va la nostra gratitudine dal profondo del cuore.
Tutto è fermo: lavoro, tempo libero, istruzione, economia, le stesse pratiche religiose.
Per noi cristiani, vivere la Domenica giorno del Signore, Pasqua della settimana senza la Santa Messa, è una grande prova che dobbiamo superare con la preghiera e nel rispetto delle regole imposte dall'emergenza.
Per chi ha fede, l'occasione del tempo forte della Quaresima, il silenzio, la preghiera in famiglia, la penitenza e le opere di carità sono già un antidoto ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'odio, del pensare solo a se stessi, frutti di satana, spirito del male.
Per coloro che non credono e si affidano solo alla scienza, assicuro che ce la faremo, perché siamo una grande Famiglia e affrontando uniti la stessa prova, ne usciremo più forti; ognuno di noi dovrà però fare la propria parte.
Ogni giorno celebro in casa la Santa Messa e penso a voi, senza distinzione. Coloro che escono per necessità troveranno le chiese aperte per la preghiera personale.
Anche il suono cadenzato delle campane è un richiamo a riflettere, a non abbatterci, ad avere fiducia. Dopo la prova, la croce, il buio, riscopriremo la Luce di Cristo risorto.
Invochiamo la Vergine Maria Madre nostra, Assunta in Cielo, i nostri Santi Patroni Andrea, Giuseppe e  Lucia perché ci siano vicini e ci diano forza e coraggio, certi che Dio, Padre buono che non fa differenze per nessuno, non ci abbandona mai, come ha promesso.

"SONO CON VOI TUTTI I GIORNI FINO ALLA FINE DEL MONDO" (Mt. 28 20)
Con questa fiducia e speranza vi abbraccio, vi incoraggio, vi benedico e vi penso con affetto nell'attesa di rivederci presto.
                                                                                                                 Don Vito Pegolo

martedì 10 marzo 2020

Lettera del Vescovo Giuseppe del 9 marzo 2020




Cari fratelli e sorelle di questa nostra Chiesa di Concordia-Pordenone,
siamo tutti chiamati ad accettare con responsabilità, anche se non senza sofferenza, le restrizioni che la situazione ci impone.
Benché a porte chiuse, ogni giorno io e i vostri sacerdoti celebriamo l'Eucaristia per voi: insieme al pane e al vino, offriamo la vita, il lavoro, la sofferenza di ciascuno di voi. Anche le comunità monastiche e religiose stanno pregando per tutti.

Ricordiamo che sono sospese, fino al 3 aprile, tutte le S.Messe con la partecipazione dei fedeli.

Le nostre chiese rimangono aperte e sono accessibili per la preghiera personale, ma vi invito più che mai a fare delle vostre famiglie quei santuari e quelle Chiese domestiche nelle quali si ascolta la Parola di Dio, senza dimenticare le tradizionali pratiche quaresimali del digiuno, della preghiera e della generosità verso i poveri, unita alla preghiera mariana del rosario.


sabato 7 marzo 2020

Domenica, 8 marzo 2020 - 2^ di Quaresima (A)



Dio semina la bellezza in ogni sua creatura


La Quaresima ci sorprende: la subiamo come un tempo penitenziale, mortificante, e invece ci spiazza con questo vangelo vivificante, pieno di sole e di luce.
Dal deserto di pietre (prima domenica) al monte della luce (seconda domenica); da polvere e cenere, ai volti vestiti di sole. Per dire a tutti noi: coraggio, il deserto non vincerà, ce la faremo, troveremo il bandolo della matassa.

Gesù prese con sé tre discepoli e salì su di un alto monte. I monti sono come indici puntati verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano che la vita è ascensione, con dentro una fame di verticalità, come se fosse incalzata o aspirata da una forza di gravità celeste: e là si trasfigurò davanti a loro, il suo volto brillò come il sole e le vesti come la luce.
Tutto si illumina: le vesti di Gesù, le mani, il volto sono la trascrizione del cuore di Dio. I tre guardano, si emozionano, sono storditi: davanti a loro si è aperta la rivelazione stupenda di un Dio luminoso, bello, solare.
Un Dio da godere, finalmente, un Dio da stupirsene. E che in ogni figlio ha seminato la sua grande bellezza.
Che bello qui, non andiamo via... lo stupore di Pietro nasce dalla sorpresa di chi ha potuto sbirciare per un attimo dentro il Regno e non lo dimenticherà più.
Vorrei per me la fede di ripetere queste parole: è bello stare qui, su questa terra, su questo pianeta minuscolo e bellissimo; è bello starci in questo nostro tempo, che è unico e pieno di potenzialità.

San Paolo nella seconda lettura consegna a Timoteo una frase straordinaria: Cristo è venuto ed ha fatto risplendere la vita.
È venuto nella vita, la mia e del mondo, e non se n'è più andato. È venuto come luce nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno vinta. In lui abitava la vita e la vita era la luce degli uomini, la vita era la prima Parola di Dio; la bibbia prima della bibbia scritta.
La condizione definitiva non è monte, c'è un cammino da percorrere, talvolta un deserto, certamente una pianura alla quale ritornare. Dalla nube viene una voce che traccia la strada: «questi è il figlio mio, l'amato. Ascoltatelo".
I tre sono saliti per vedere e sono rimandati all'ascolto. La voce del Padre si spegne e diventa volto, il volto di Gesù, «che brillò come il sole». Ma una goccia della sua luce è nascosta nel cuore vivo di tutte le cose.

Sante Messe dal 9 al  15 marzo

A  BUDOIA

MERCOLEDÌ
9,30 S. Messa

VENERDI
17,00 – Via Crucis e S. Messa
DOMENICA - 3^ di Quaresima
11,00 Anniv. René Del Zotto; Def. Famigliari Del Zotto

Offerte: Pro Oratorio 80,00 (due compleanni)

A  DARDAGO

MARTEDÌ
17,00 –  Def.ti Zambon Luigi Marin, Zambon Pietro Biso
              ordinata dai coscritti 1949

GIOVEDÌ
17,00 – S. Messa

VENERDI
17,30 - Via Crucis

 SABATO - 3^ di Quaresima
18,00  - S. Messa
        
DOMENICA – 3^ di Quaresima
9,00  - Def.to  Zambon Angelo Rosit
           
Offerte: Pro chiesa  NN € 40,00

A  SANTA LUCIA

LUNEDÌ 
17,00 – Def.to Quaia Luigi Fasolina
              In onore S. Antonio  

VENERDI
15,30 - Via Crucis

DOMENICA - 3^ di Quaresima

10,00 -  Def.ti  Carli Giuseppina e Andrea. 


 AVVISI COMUNI

OPERE DI CARITA’ QUARESIMALI

Due sono le iniziative quaresimali:
La cassettina del Pane Per Amor di Dio che si può prendere in chiesa e ritornata con le offerte nei giorni del Triduo Pasquale. Il ricavato è in favore delle nostre Missioni.
Il cesto per la raccolta dei generi alimentari per le famiglie bisognose che verrà posto nelle tre Chiese Parrocchiali. A Santa Lucia si può consegnare presso l’Azienda di Busetti Antonio.

VIA CRUCIS

Tutti i venerdì di Quaresima sono giorni di magro. Si terrà anche il pio esercizio della Via Crucis che verrà celebrato: 
a Santa Lucia ore 15,30  -  Budoia ore 17,00  -   a Dardago ore 17,30