Per noi cristiani, vivere la Domenica, giorno del Signore, Pasqua della settimana - senza la Santa Messa - è una grande prova che dobbiamo superare con la preghiera e nel rispetto delle regole imposte dall'emergenza.
Per chi ha fede, l'occasione del tempo forte
della Quaresima, il silenzio, la preghiera in famiglia, la penitenza e le opere
di carità sono già un antidoto ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo,
dell'odio, del pensare solo a se stessi, frutti di satana, spirito del male.
Don Vito Pegolo
Di seguito sono riportati il brano del
Vangelo di oggi (un brano molto famoso) e un commento che ci aiuta alla sua
comprensione.
Dal Vangelo secondo GIOVANNI (Gv 9, 1.41)
In quel tempo, Gesù passando,
vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi
discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori,
perché sia nato cieco?». Rispose
Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano
manifestate le opere di Dio. Bisogna
che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene
la notte, quando nessuno può agire. Finché
io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva,
spalmò il fango sugli occhi del cieco e
gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato.
Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un
mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere
l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano:
«No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti
gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù
ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e
làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango
e gli aveva aperto gli occhi. Anche i
farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli
disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci
vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano:
«Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece
dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era
dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che
cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un
profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e
che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che
aveva ricuperato la vista. E li
interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come
mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che
questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto
gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di
sé». Questo dissero i suoi genitori, perché
avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo
avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a
lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli
dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa
io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora
gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato;
perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi
discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo
sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi
sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi
non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno
onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno
abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far
nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei
peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò,
gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in
lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che
parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si
prostrò dinanzi a lui.
Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in
questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono,
diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui
udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun
peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Commento
Siamo tutti come ciechi in cerca della luce
Il protagonista del racconto è
l'ultimo della città, un mendicante cieco dalla nascita, che non ha mai visto
il sole né il viso di sua madre. Così povero che non ha nulla, possiede solo se
stesso. E Gesù si ferma per lui, senza che gli abbia chiesto nulla. Fa un po'
di fango con polvere e saliva, come creta di una minima creazione nuova, e lo
stende su quelle palpebre che coprono il buio. In questo racconto di polvere,
saliva, luce, dita, Gesù è Dio che si contamina con l'uomo, ed è anche l'uomo
che si contagia di cielo; abbiamo uno sguardo meticcio, con una parte terrena e
una parte celeste. Ogni bambino che nasce “viene alla luce” (partorire è un
“dare alla luce”), ognuno è una mescolanza di terra e di cielo, di polvere e di
luce divina. «Noi tutti nasciamo a metà e tutta la vita ci serve per nascere
del tutto» (M. Zambrano).
La nostra vita è un albeggiare continuo. Dio
albeggia in noi. Gesù è il custode delle nostre albe, il custode della pienezza
della vita e seguirlo è rinascere; aver fede è acquisire «una visione nuova
delle cose» (G. Vannucci). Il cieco è dato alla luce, nasce di nuovo con i suoi
occhi nuovi, raccontati dal filo rosso di una domanda ripetuta sette volte:
come ti si sono aperti gli occhi? Tutti vogliono sapere “come”, impadronirsi
del segreto di occhi invasi dalla luce, tutti con occhi non nati ancora. La
domanda incalzante (come si aprono gli occhi?) indica un desiderio di più luce
che abita tutti; desiderio vitale, ma che non matura, un germoglio subito
soffocato dalla polvere sterile della ideologia dell'istituzione. L'uomo nato
cieco passa da miracolato a imputato. Ai farisei non interessa la persona, ma
il caso da manuale; non interessa la vita ritornata a splendere in quegli
occhi, ma la “sana” dottrina. E avviano un processo per eresia, perché è stato
guarito di sabato e di sabato non si può, è peccato... Ma che religione è
questa che non guarda al bene dell'uomo, ma solo a se stessa e alle sue regole?
Per difendere la dottrina negano l'evidenza, per difendere la legge negano la
vita. Sanno tutto delle regole morali e sono analfabeti dell'uomo. Anziché
godere della luce, preferirebbero che tornasse cieco, così avrebbero ragione
loro e non Gesù. Dicono: Dio vuole che di sabato i ciechi restino ciechi!
Niente miracoli il sabato! Gloria di Dio sono i precetti osservati. Mettono Dio
contro l'uomo, ed è il peggio che possa capitare alla nostra fede. E invece no,
gloria di Dio è un mendicante che si alza, un uomo che torna a vita piena, «un
uomo finalmente promosso a uomo» (P. Mazzolari).
E il suo sguardo luminoso, che passa e
illumina, dà gioia a Dio più di tutti i comandamenti osservati!