Santi della terra
Una splendida icona custodita nel Museo di San Giorgio dei Greci a Venezia raffigura San Giovanni l'evangelista che ha appena finito di scrivere l'apocalisse ed inizia la dettatura del Vangelo, nell'isola di Patmos verso l'anno 70. Gerusalemme era assediata dagli eserciti romani; Giovanni scrive una profezia di consolazione. Mentre scrive, giunge la notizia che la città santa è stata presa e la menorah, il candelabro d'oro a sette braccia portato a Roma come trofeo. Giovanni invia lo scritto a sette chiese dell'Asia minore, cominciando da Efeso: sono esse la nuova menorah, vivente.Ma c'è anche un Israele fedele,
“i centoquarantaquattromila segnati provenienti da ogni tribù dei figli di
Israele”, le dodici porte, come perle preziose, per entrare nella Gerusalemme
quella nuova.
“E poi vidi una moltitudine
immensa, che nessuno poteva contare”: Giovanni profetizza ciò che poi è
avvenuto, che i cristiani avrebbero raggiunto ogni angolo della terra, i
discepoli dell'Agnello, quelli che hanno origine “dalla tribolazione quella
grande” che è la morte di Gesù. La nostra preghiera sale incessante, giorno e
notte, in ogni lingua al Dio vivente.
L'Agnello – un agnellino, che
è la primizia e la felicità del gregge – è loro pastore e li guida alla
sorgente viva delle acque” la santa Trinità. Dio con un gesto tenerissimo, come
fa una mamma con i propri bambini, asciuga ogni lacrima dai nostri occhi
(Apocalisse 7,1-17).
Il
Vangelo (Matteo 5,1-12) ci riporta ai promettenti inizi della predicazione di
Gesù in Galilea. Le folle lo cercano portando con sé malati di ogni tipo, i
discepoli gli sono vicini: Gesù, sulla montagna, li istruisce. Per ognuno
traccia un percorso, partendo da situazioni e livelli diversi. C'è chi soffre e
chi è assillato dalla perfezione; chi ha un animo mite, chi sa aver
compassione, chi procura la pace, chi viene osteggiato perché tende ad un
ideale sublime. Ci sono quelli che hanno il cuore libero e quelli che lo
Spirito fa essere poveri: “appartiene ad essi il regno del cielo infinito”. Per
ciascuno, già fin d'ora, c'è la possibilità di una vita felice. Poi guardando
negli occhi i discepoli Gesù è preso dall'emozione: “Se un giorno per causa mia
avrete da soffrire, felici voi!”.
“Vedete
quale grande amore ci ha dato il Padre, così che ricevemmo il nome di figli di
Dio, e lo siamo realmente”, scrive ancora Giovanni. Viviamo nell'attesa
dell'apparire del volto di Gesù e questa speranza in Lui è come un fuoco che ci
illumina e riscalda (Prima lettera di Giovanni 3,1-3).
Era tradizione trascorrere la
sera del primo novembre in famiglia, vicino alla stufa della cucina con le
castagne arrostite e il vino nuovo, mentre le campane suonavano tutta la notte
invitando alla preghiera e alla speranza per tutti; ed eravamo certi – e lo
siamo – che il Signore tra quei “beati” del Vangelo, santi sulla terra, aveva
tenuto presenti anche noi.
Sante Messe dal 2 all’8 novembre
11,00 – In chiesa: Santa Messa
9,30 – Santa Messa
11,00 – Def.ti Carlon Ferdinando, Signora Giovanni Battista
A DARDAGO
18,00 – In chiesa: Santa Messa. Per i defunti della Pieve
MARTEDÌ
17,00 – Santa Messa
SABATO – XXXII del Tempo Ordinario
11,00 – Def. Zambon Sergio Momoleti (Benefattore)
A SANTA LUCIA
LUNEDI – COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
10,00 – In chiesa: Santa Messa
Def.ti Carniel don Nilo ord. sorella
Elena
Bragaggia Antonia
DOMENICA – XXXII del Tempo Ordinario
10,00 – Def.ti don Elio Besa (Anniv.) – Carli Enrico
Busetti Angela (Anniv.)
10,00 – In chiesa: Santa Messa
10,00 – Def.ti don Elio Besa (Anniv.) – Carli Enrico