Amici di Dio
Gli ultimi anni dell’esilio babilonese furono rischiarati dalle parole di un saggio, un profeta senza nome, forse il più grande dei profeti. Egli ravviva la speranza in nome di un Dio più grande di quello che si pensava, incredibilmente più grande: “Consolate, consolate il mio popolo!” dice il vostro Dio (Isaia 40,1).
Egli però non fu creduto, fu ostacolato, da parte dei suoi, espulso, respinto dal popolo dei credenti. Ma non cambiò direzione.
Il Signore mi ha dato una
lingua obbediente perché io sappia aiutare con la parola chi è sfiduciato.
Egli risveglia ogni mattina,
risveglia il mio ascolto.
C’è qualcuno di voi che ha
fiducia nel Signore e ascolta la voce del suo servo?
Sebbene cammini nelle tenebre,
si affidi al Signore, si appoggi al suo Dio (Isaia 50,4-10).
Quando le sue parole cominciarono
ad avverarsi, furono raccolte dai suoi discepoli e aggiunte al rotolo di Isaia. Ne
costituiscono la parte centrale: il libro della consolazione (40-55).
Nel suo peregrinare, Gesù ha raggiunto con i discepoli le sorgenti del
fiume Giordano, alle pendici del monte Hermon. Dal monte scendono i boscaioli
portando grossi tronchi di cedro sulle spalle.
Gesù si dedica a consolidare la
formazione dei dodici, dialogando con loro: “Ma voi chi dite che io sia”? Risponde
Pietro prontamente, a nome di tutti, con una parola che gli viene dal cuore: “Tu
sei il Cristo, l’Eletto”. Per dono del Padre Pietro aveva intravisto
qualcosa del valore eccezionale di Gesù: “Noi sappiamo che tu sei l’unico uomo
che dentro di sé porta l’essenza divina”.
Gesù sa che è giunto il momento
di lasciare quei luoghi appartati per prendere la via di Gerusalemme. Egli
prevede, come Messia, di essere trattato male, ma non può lasciar cadere il
progetto pensato insieme al Padre per uno scopo d’amore. Preferisce sobbarcarsi
anche un fallimento. Certo Pietro non poteva pensare che al suo caro maestro
potessero succedere quelle cose. Gesù lo sgrida, in disparte, poi chiama sia i
discepoli che la folla: Se uno desidera una vita bella, vera, sentirsi vivo,
essere vivo, deve smettere di pensare a sé stesso, prendere sulle spalle il
proprio fardello e andare con Lui. “Il mio peso è dolce, il mio carico
leggero”.
Quale fede può salvare? - si
chiede san Giacomo -. “La parola che si radica in voi può salvare la vostra
vitalità”.
In un dialogo immaginario, egli
intende sottolineare la vera natura della fede, ‘epica’ per definizione.
“L’adesione di fede situa il cristiano e la Chiesa in una prospettiva
grandiosa: al centro dell’ epopea dell’umanità, portata avanti con il parto di
un essere personale e comunitario di poco inferiore a un Dio” (Paul Ricoeur).
Frutto della parola di Dio è una
fede vera, che si esprime (come lo stesso Verbo di Dio, il Figlio) in un dire
ben annodato a un fare, una fede che si traduce in atti. Tu credi che uno
solo è Dio? Fai una cosa bella, ma anche i demoni credono, e ne sono spaventati.
La fede che salva è quella che
si attua mediante un amore).
All’inizio c’è un’opera di Dio,
alla fine un’opera dell’uomo.
O, meglio, anche le opere
sono di Dio e il fare dell’uomo che crede è il fare stesso del Signore.
Io mi affido a te, Signore, e
compio di volta in volta le azioni che tu mi ispiri, nella pace.
(Commento del diac. Silvano
Scarpat)
Sante Messe dal 13/09
al 19/09/2021
A BUDOIA
MERCOLEDÌ 15
9,30 – Def. Vispino
Adriano
DOMENICA 19 – XXV
del Tempo Ordinario
11,00 – Ingresso del nuovo Parroco
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A DARDAGO
MARTEDÌ 14
18,00 – Secondo
intenzione dell’offerente
SABATO 18 – XXV del Tempo Ordinario
18,00 – D.to Dabrilli Roberto
DOMENICA 19 – XXV del Tempo Ordinario
S. Messa a Budoia per
l’ingresso del nuovo Parroco
(Vedi fondo pagina)
A SANTA LUCIA
GIOVEDÌ 16
18,00 – Santa Messa
DOMENICA 19 –
XXV del Tempo Ordinario
9,30 – D.ti Rigoni
Giovanni e Antonietta
D.ti Dario Guerrino, Bortoluzzi Renato, ord. moglie
S. Messa a Budoia per
l’ingresso del nuovo Parroco
(Vedi fondo pagina)
S. MESSA COMUNITARIA
DI INIZIO MINISTERO PASTORALE