Perché nulla vada perduto
Eliseo (secolo IX a.C.), figlio
di un ricco proprietario terriero, si stava occupando lui stesso dell’azienda
del padre quando Elìa, il profeta, lo chiama a prendere il suo posto. Era il
tempo dell’aratura. Lasciò tutto e si mise al servizio di Elìa: non fu
inferiore al suo maestro.
Radunava attorno a sé profeti di
professione, con l’intento di ricondurre il popolo al Signore.
Dalle parti di Gerico, durante
una carestia, venne un uomo da molto lontano con un’offerta per il santuario di
Galgal: venti piccoli pani d’orzo nella bisaccia. Eliseo volle che fossero
distribuiti ai figli dei profeti, che erano con lui, cento persone
circa. Quelli mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore
(2Re 4,42-44).
Gesù aveva cercato, con i suoi,
un luogo solitario, il paese della montagna, ben noto ai galilei. Dall’alto della montagna Gesù vede la folla
che lo cerca e scende ad incontrarla (Giovanni 6,1-15).
Le parole non bastano, l’ora è
tarda e i villaggi distanti. Occorre provvedere del cibo. E’ primavera, la
Pasqua è imminente. Gesù chiede aiuto a Filippo e Andrea, i primi discepoli,
che conoscevano il luogo. L’unica risorsa è un ragazzo, del gruppo dei
discepoli: egli mette a disposizione, senza esitare, la sua provvista di cibo, cinque
pagnottine d’orzo – una primizia – e due pesciolini. Gesù fa
accomodare, come per le nozze, la folla sull’erba. Dice la preghiera sul cibo,
di ringraziamento, e lo distribuisce. Tutti ne mangiano a sazietà, quanto ne
vollero.
Giovanni, mentre ricorda e
racconta – è lui quel ragazzo? - ha in mente la storia di Rut: “Booz le offrì
del grano abbrustolito, Rut mangiò a sazietà e ne mise da parte; quello che
rimaneva lo portò a Noemi” (Rut 2,14ss).
Allo stesso modo, Gesù ordina che
le porzioni avanzate siano raccolte per un uso successivo, perché nulla vada
perduto. “Conservare il cibo significa rispettare il cielo e rispettare la
terra, significa che l’uno non sta senza l’altra. Non si vive del miracolo”
(Paul Beauchamp). Il prodigio del pane che sazia la folla può saziare le
generazioni future: il cibo del Messia soddisfa in modo permanente alle
necessità di tutti.
Il punto saliente è nel finale.
La folla lo vorrebbe rapire per farlo re, ma Gesù fugge, da solo, sulla
montagna, come a suo tempo Mosé di fronte all’infedeltà del popolo. “Per Gesù
il prodigio era solo frutto d’amore. L’episodio, nella più serena naturalezza,
è una delle tante effusioni d’amore. Chi ama rifiuta ostinatamente il comando
esteriore. L’amore comanda solo chi ama e solo in forza d’amore” (Giuseppe
Sandri).
I discepoli, delusi nei loro
progetti, abbandonano Gesù e salgono sulla barca per ritornare a Cafarnao.
“Dice Ernesto: Siamo chiamati – forse questo i discepoli non hanno
capito – a formare un’umanità con unità di persone, a immagine della Trinità.
Esperancita, che attende
il suo primo figlio, dice: in questo miracolo dei pesci e dei pani, che erano
pochi e poi aumentarono e si ingrandirono, si può riconoscere una comunità che
nasce piccola e cresce e si fa grande, vero? Perché in essa aumenta la
coscienza e l’amore e giunge ad essere della grandezza del paese.
Questo io scorgo nel racconto dei
pani e dei pesci” (Il vangelo a Solentiname).
Sante Messe dal 26 alL’
1 AGOSTO 2021
9,30 – Def.ta Jolanda e
11,00 – Santa Messa
18,00 – Def.ti Fedrigolli Giovanni e Paola.
SABATO 31 – XVIII del Tempo Ordinario
18,00 – Def. Di Benedetto Roberto
11,00 – Def.ti Ianna Alfredo, Angela e Chiara.
A SANTA LUCIA
GIOVEDÌ 29 Luglio
18,00 – Santa Messa
DOMENICA 1 Agosto – XVIII del Tempo Ordinario
10,00 – Def.ti Fort Emilio e Lachin Elsa
Def.
Carniel Antonio
OFFERTE: Funerale,
pro chiesa € 200
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