Continuano le misure per contrastare il “coronavirus”.
I fedeli non possono partecipare alle S. Messe. Nel rispetto delle regole imposte
dall'emergenza possiamo pregare nelle nostre case, piccole chiese domestiche.
Per chi ha fede, il silenzio, la
preghiera in famiglia, la penitenza e le opere di carità sono già un antidoto
ai virus dell'indifferenza, dell'egoismo, dell'odio, del pensare solo a se stessi,
frutti di satana, spirito del male.
In questo mese di maggio, anche su indicazione del Papa, siamo invitati tutti a recitare
il S. Rosario.
Don Vito Pegolo
Di seguito sono riportati il brano del Vangelo di oggi e il commento che ci
aiuta alla sua comprensione.
Vangelo: Gv 10,1-10
Dal Vangelo secondo Giovanni
Dal Vangelo secondo Giovanni
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle
pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un
brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il
guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue
pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori
tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché
conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno
via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro
questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In
verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro
che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno
ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato;
entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare,
uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in
abbondanza».
SIMON
PIETRO, DA PESCATORE A PASTORE
(commento del
diac. Silvano Scarpat)
Nella
luce del Signore risorto, sotto la sua guida vivente, iniziamo da questa
Domenica a rileggere le Sue parole - quelle che i testimoni hanno ascoltato e
trasmesso - a partire dal Vangelo del buon pastore (Giovanni 10).
Tutta
la Sacra Scrittura parla di Gesù:
“Il
Signore è il mio pastore,
di
nulla mancherò...
Se
dovessi camminare in una valle oscura,
non
temerò alcun male: Tu sarai con me.
Dal
tuo bastone, dal tuo vincastro
mi
sentirò protetto.
Felicità
e grazia
Gesù
per dirci quanto ci vuole bene ha usato l'immagine del pastore, delle pecore e
del gregge. Sembra che allora in ogni piccolo villaggio ci fosse un unico
ovile, custodito da un guardiano. Ogni pastore andava a prendersi le sue pecore
per portarle al pascolo, le chiamava per nome ad una ad una: le pecore
conoscevano la voce del pastore, uscivano e gli andavano dietro.
Gesù è
“la porta” dell'ovile: lui fa entrare le sue pecore e le fa stare al sicuro, le
fa uscire e cammina davanti a loro. Le pecore si stringono al bastone del
pastore, che dà loro sicurezza. Gesù è il pastore, quello vero, che di fronte
al pericolo non fugge. “Io sono venuto – dice – perché abbiano una
vita e un traboccare di vita”. Per indicare la vita viene usata la parola
“zoè”, che sta ad indicare una vita di grande respiro, che si avvicina alla
vita stessa di Dio.
San
Pietro, ormai vecchio, nella lettera che scrive e manda alle comunità dell'
Asia minore “per mezzo del suo fedele fratello Silvano”, riprende l'immagine
del pastore (seconda lettura): “seguite le sue orme”, dice. Si rivolge
qui in particolare agli schiavi cristiani, che non avevano sempre una vita
facile: Gesù, insultato, non rispondeva con insulti, trattato male non
minacciava di vendicarsi: si affidava in piena fiducia al Padre. E poi, in uno
squarcio di sereno, “le nostre colpe, assieme al suo corpo, sono finite
inchiodate a quel legno”, alla croce: Pietro, per un attimo ricorda le sue
disavventure di allora (diceva il Papa in una delle prediche quaresimali: “Dio
ricorda tutto, ma non le nostre colpe”). “Le sue trafitture ci hanno risanato”.
L'evangelista
Giovanni, amico e un po' anche antagonista di Pietro, racconta che, dopo la
Risurrezione, sul lago di Galilea si era radunato un gruppetto di discepoli, i
più rappresentativi, forse per riprendere il lavoro di pescatori. Il Signore
risorto fattosi presente “per la terza volta”, affida a Pietro l'incarico di
prendersi cura del gregge: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene? “
Pietro gli risponde: “Tu sai tutto, Signore, tu sai che ti voglio bene”.
“Conduci al pascolo i miei agnellini! Conduci al pascolo le mie pecore!”
(Giovanni 21).
C'è un
gioco di parole: nel dialogo con Pietro, Gesù inizialmente aveva usato un verbo
di significato più universale e formale (agapào) per dire “voler bene”.
Pietro risponde sempre con un altro verbo, “filéo” “che impegna le
persone nella concretezza delle loro relazioni, chiama in causa l'affetto, la
capacità di attaccamento, sottolinea l'affettività, sensibile e spirituale
nello stesso tempo”. Il Signore alla fine gli va incontro, è Lui a cambiare. Questo
pensiero mi emoziona. Voler bene a Gesù così: ecco indicato semplicemente anche
il nostro percorso, la via della vita e di “un traboccare di vita”.
Immagine:
Aquileia: Il buon
pastore. Mosaico. Pavimento della basilica. Prima metà del IV secolo.