Pane e vino nuovo
La
stipulazione e celebrazione dell’Alleanza, vertice dell’episodio del Sinai,
viene considerato l’avvenimento più importante di tutto l’Antico Testamento.
Mosé
scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino e costruì un
altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele.
Il rito che
segue è quello che rimane più impresso. Mosé fa raccogliere, al momento
dell’immolazione, il sangue di una vittima, di una giovenca: parte viene
versato sull’altare e parte asperso sul popolo. L’altare rappresenta il
Signore. Il sangue rappresenta la vita. Gli ‘alleati’, il Signore e il popolo,
sono uniti in una medesima vita.
Mosé prese
il libro dell’Alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: “Tutto ciò
che il Signore ha detto, noi faremo e ascolteremo”.
Ciò che
Mosé compie è un atto unico, che non sarà più ripetuto, mentre il Patto sarà di
continuo ripensato, ripreso, in
rapporto a situazioni o esigenze nuove; essendo una relazione di vita, è vivo
come la vita.
Infine, un
banchetto dei notabili d’Israele rappresenta l’autentificazione del patto; è un
banchetto di gioia, connesso con la visione di Dio, con l’esperienza della Sua
vicinanza, della comunione familiare, vitale, che unisce il popolo al Signore:
essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero.
Il racconto
dell’ultima cena (Marco 14,12-26) è vivissimo, a partire da quel tale con la
brocca d’acqua che guida i discepoli alla grande sala al piano superiore,
dentro la città di Gerusalemme. La consegna di Gesù da parte di Giuda è
imminente. Giuda è presente e mangia con loro.
Gesù, in
maniera sorprendente, rovescia tutto. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò
la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete,questo è il mio
corpo”. “Questo è il mio sangue del Patto, che viene versato a vantaggio di una
moltitudine di persone”.
I
destinatari sono tutti, i dodici, nessuno escluso, un gruppo lacerato e in
grande affanno, una totalità ferita e pure amata dal Signore, una comunità
perdonata fin dal principio. E di conseguenza il dono d’amore è destinato ad
una moltitudine, senza confini.
Che cosa
c’è di più vivo? “Lui, Amato dolce, non voleva, non poteva volere che delle Sue
sofferenze, della Sua morte, subìte per amore, rimanesse un ricordo nel cuore
dei piccoli amanti. Ecco il ricordo che Lui vuole, questo, il Suo.
L’unico,
infinito ricordo è l’Amore, l’amore che è vita, Presenza fisica dell’eternità
divina, Presenza colma di accecante vivezza, la festa del Suo amore, l’infinito
amore… E allora, come segno di riconoscenza, cercate di non fare soffrire
nessuno, insegnate a non far soffrire nessuno” (Giuseppe Sandri).
Gesù
conduce a compimento il Patto antico, un patto mai revocato. “Questo prodotto,
nato dalla vite, non lo berrò più fino al giorno in cui lo berrò, nuovo, nel
Regno di Dio”.
Gesù tiene fisso lo sguardo sulla
festa del Regno. La morte non ha l’ultima parola.
BUDOIA
MERCOLEDI’ 5 Giugno
DOMENICA 9 Giugno, X del Tempo Ordinario
11,00 S. Messa per la comunità
DARDAGO
MARTEDI 4 Giugno
18,00 Def.ti Calderan Felice e
familiari Defunti
Anniversario Def. Ianna Alberto Theco
14,00 Matrimonio
di Gianelli Giulio e Marzi Ilaria
20,30 Veglia MARIANA
SABATO 8 Giugno
Sandrin Emilio e Battistuzzi
Lucia
Zambon Bruno Tarabin Della Trucia
Zambon Bruno Pinal
SANTA LUCIA
GIOVEDI’ 6 Giugno
18,00 Santa Messa
DOMENICA 9 Giugno
09,45 Santa Messa